Crisi florovivaismo cv. <span>Foto Cosma Cacciapaglia</span>
Crisi florovivaismo cv. Foto Cosma Cacciapaglia
Attività Produttive

Florovivaismo: "riapre" la vendita di fiori e piante. Ma i problemi restano

Lo sblocco voluto dalla Ministra Bellanova potrebbe produrre effetti solo parziali

Via libera alla vendita di piante e fiori nei punti vendita, supermercati e mercati. Pubblicata dal Governo la Faq nella quale si precisa che "la vendita di semi, piante e fiori ornamentali, piante in vaso, fertilizzanti, ammendanti e di altri prodotti simili è consentita ,l'art. 1, comma 1, lettera f), del Dpcm del 22 marzo 2020 ammette espressamente l'attività di produzione, trasporto e commercializzazione di "prodotti agricoli", consentendo quindi la vendita anche al dettaglio di semi, piante e fiori ornamentali, piante in vaso, fertilizzanti e così via. Un primo passo, che rivela l'impegno profuso anche dalla Ministra Teresa Bellanova.

Devastante l'effetto negli ultimi due mesi con il blocco totale: si conta, infatti, circa un miliardo di fiori e piante appassite e distrutte nei vivai in Italia.

A Terlizzi dove la floricoltura è il cuore pulsante dell'economia locale, le aziende iniziano a scricchiolare (come ben documentato dalla nostra testata e finanche dal Tg2 la scorsa settimana). Sono crollati gli acquisti di fiori recisi, fiori in vaso, di produzioni tipiche della primavera e si sono fermate anche le vendite e l'export. Niente cerimonie, matrimoni, comunioni, eventi, da cui per molte aziende si realizzava oltre il 75% del fatturato annuale.

Dai decreti ai fatti ci passa però un'intera categoria con differenti sfumature. «Si sta facendo molta confusione» avverte Mario De Palma, presidente regionale dei fioristi Federfiori Confcommercio su La Gazzetta del Mezzogiorno, «il decreto autorizza all'apertura una serie di attività con un codice Ateco diverso da quello dei negozi per la vendita al dettaglio dei fiori. Ma al di là di quello che autorizza il decreto, il mio negozio resterà comunque chiuso perché la gente deve restare a casa. Quanti fiori o quante composizioni potremmo vendere pensate che si possano vendere in queste condizioni?»

Non cambia il punto di vista di Miriam Rutigliano e Michelangelo De Palma, in rappresentanza dei giovani produttori di Terlizzi: «Innanzitutto alla Ministra va il nostro ringraziamento per l'attenzione mostrata - dichiarano -. Oltre a lei ringraziamo il sindaco Ninni Gemmato per l'impegno profuso nella richiesta dello stato di calamità naturale. Il fatto è che questo sblocco sembrerebbe inutile per la nostra categoria, per due ragioni: la prima è che i nostri mercati terminali in questo momento non sono autorizzati alle aperture, la seconda è che le nostre produzioni destinate alla vendita all'estero e in Italia sono arrivate a maturazione e non sono più vendibili. Sembra una contraddizione: da un lato lo Stato mi obbliga a restare a casa tranne per motivi di approvvigionamento alimentare, dall'altro dice che la gente può uscire per acquistare fiori o piante», è la loro conclusione riportata anche dal massimo quotidiano cartaceo regionale.

Pietro Paparella di Apulia Plants, azienda terlizzese tra le più accreditate a livello nazionale nel settore, prova quanto meno ad infondere ottimismo e ad intravedere una luce: «È sicuramente un primo passo verso un ritorno alla normalità che tutti auspicano avvenga nel più breve tempo possibile. Rimane comunque grande la confusione tra gli operatori - ammette -, le istituzioni locali e le autorità circa la possibilità o meno di apertura dei vari punti vendita, che andrà sicuramente chiarita quanto prima per non incorrere in pericolose diatribe. Questa misura rappresenta una piccola luce di speranza per il comparto floricolo ma è sicuramente insufficiente per permetterci di fronteggiare e superare i gravi danni e le gravi perdite dell'intero settore. Saranno necessari in ogni caso anche in una fase successiva, la quantificazione del danno che le aziende stanno subendo con relativo ristoro dei danni economici oltre che un importante intervento a supporto della scarsa liquidità aziendale. Non dovesse accadere - conclude - si aprirebbero scenari drammatici per tutto il comparto con molte imprese destinate a chiusura certa».

L'appello che rilanciamo da queste pagine va alla grande distribuzione, ai mercati e a tutti i punti vendita aperti affinché promuovano la vendita di fiori e piante Made in Italy. Dopo #andràtuttobene, ora tocca a #balconifioriti.
7 fotoCrisi florovivaismo #cv19 Terlizzi
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