La "favela" nel centro storico, la pulizia dopo lo sgombero di un anno

Urinavano in una bacinella per poi sversare tutto nelle caditoie di una fontana pubblica. Niente acqua, niente servizi igienici, niente di niente se non il cattivo odore che allagava i vicoli vicini. Avevano vissuto così madre e due figli, una femmina e un maschio, con annessi due cani, per per oltre trent'anni. Il tempo si era fermato del tutto, in questa favela arrocata nel tufo di una palazzina bassa, nel cuore della città dei fiori. L'altro ieri un camion si è portato via tutto. Indumenti alla rinfusa, sacchetti di plastica, lattine di coca cola, materassi senza lenzuola e ogni traccia delle precedenti vite. E insieme calcinacci, pezzi di infissi, travi cadute dal solaio

Un anno fa ci fu lo sgombero forzato. All'amministrazione comunale, che aveva persino chiuso una fontana pubblica per impedire che fosse utilizzata a mo' di bidet, non era bastata nemmeno una semplice ordinanza sindacale e ci fu bisogno dell'intervento della magistratura con carabinieri, polizia, vigili del fuoco e sanitari costretti a trascinare via quella famiglia che qui in città un po' tutti conoscono. Gente sfortunata che piange ancora un padre deceduto prematuramente e un altro figlio travolto sull'ex statale 98. Eppure, la situazione igienico-sanitaria si era fatta letteralmente insopportabile.

Il nuovo proprietario vorrebbe ristrutturare, ha con sè le carte che dimostrano l'acquisto dell'immobile dalla precedente proprietaria, una signora che da decenni si era trasferita al nord e che è passata a miglior vita. La precedente famiglia si è affidato a un avvocato, ha tentato invano di fermare quel carro, ritiene che quelle mura scrostate dall'umidità sulle quali all'esterno crescono cespugli di ortiche, le appartengono per usucapione. E il resto della città osserva e, dal canto suo, tira un sospiro di sollievo.