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Politica

Referendum abrogativo, le ragioni del "sì" e del "no"

Fissati questa sera gli incontri delle parrocchie e del PD. La nota stampa dell'UDC

In vista del referendum abrogativo di domenica 8 e lunedì 9 giugno circa cinque quesiti, di cui quattro sul lavoro e uno sulla cittadinanza, Terlizzi offre molteplici momenti di approfondimento, focalizzandosi sia sulle ragioni del "Sì" sia su quelle del "No".

Parrocchie di concattedrale di San Michele Arcangelo e San Gioacchino

Le parrocchie della concattedrale di San Michele Arcangelo e di San Gioacchino hanno organizzato un apposito "Momento di riflessione per esprimere con maggiore consapevolezza la propria partecipazione a questo autentico esercizio di democrazia".
L'appuntamento è previsto per questa sera, mercoledì 4 giugno, alle ore 19.30, al chiostro delle Clarisse. Interverrano due giuristi di spessore che potranno spiegare in termini accessibili sia le normative oggetto del referendum sia le conseguenze del voto in caso di abrogazione o meno delle leggi di riferimento.

Relazioneranno, infatti, Roberto Voza, professore di diritto del lavoro all'Università di Bari, e il magistrato Nicola Colaianni.

Il "Sì" della sezione terlizzese del Partito Democratico

Il circolo dem si focalizzerà su "Le ragioni del Sì", sostenendo, dunque, l'abrogazione delle normative indicate dal referendum.

Questa sera, mercoledì 4 giugno, alle ore 19.30, nella sede del PD in corso Vittorio Emanuele n. 88, sarà ospite il deputato Marco Lacarra che esporrà le visioni politiche che inducono a un cambiamento di rotta sulle questioni afferenti alle condizioni lavorative e allo status di cittadino. Interverranno, a corredo della relazione del parlamentare, Pasquale Paparella, segretario cittadino del PD, e Franco Barile, capogruppo PD nel consiglio comunale.

Il "No" dell'UDC di Terlizzi

Per il comitato direttivo del'UDC terlizzese votare "sì" ai cinque quesiti rappresenterebbe una scelta sbagliata. Di seguito la nota stampa che riflette sul fatto come il "no" sia la scelta più ragionevole.

«L'8 e 9 giugno saremo chiamati a esprimerci su cinque quesiti referendari abrogativi che toccano ambiti molto diversi. Una consultazione che, al di là del merito dei singoli temi, rappresenta secondo noi un errore sul piano politico e amministrativo.
Sono temi che, per natura e complessità, spettavano al Parlamento e ai governi che si sono succeduti negli ultimi 15 anni. L'uso del referendum appare, ancora una volta, come una scorciatoia: costosa, inefficace e rischiosa, soprattutto se non viene raggiunto il quorum.
Vediamo brevemente alcuni quesiti.

Licenziamenti
Parliamo di un punto cardine del diritto del lavoro, che meriterebbe una riflessione ampia e un intervento parlamentare ponderato, non una semplice abrogazione affidata a un "sì" o un "no".
I promotori sembrano aver dimenticato che fu proprio il loro partito, con l'appoggio di buona parte dei dirigenti attuali, a sostenere la legge sul Jobs Act. Oggi, però, si ritrovano a chiedere l'abrogazione di quella stessa legge attraverso un referendum.

Cittadinanza
Il quesito mira a cancellare alcune restrizioni all'accesso alla cittadinanza italiana. Anche qui è in gioco una visione di Paese e di integrazione che va discussa nelle sedi rappresentative, non decisa con strumenti così rigidi e poco approfonditi.

In sintesi, i cinque quesiti referendari, pur toccando temi importanti, non dovevano essere affrontati con lo strumento referendario. La politica ha avuto tanti anni per discutere, riformare, decidere.
Ora si chiede ai cittadini di pronunciarsi su materie complesse, spesso tecniche, con strumenti inadatti e costi altissimi per la collettività. Un altro esempio di come la democrazia possa essere svilita da un uso distorto dei suoi strumenti più nobili».
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