
Eventi e cultura
E' l'ora della Quartecèdde, questa sera tutti in piazza attorno al falò
Nel programma anche musica popolare e laboratorio didattico sulla raccolta differenziata
Terlizzi - lunedì 2 novembre 2015
6.28
La Giornata dei defunti a Terlizzi si festeggia con la «Sagra della Quartecèdde», il panino dalla forma oblunga farcito con ricotta forte, alici salate oppure con tonno, acciughe e peperoncino. Una tradizione antichissima che mescola religione e folklore, ripescata dai riti popolari risalenti agli inizi del secolo scorso. Questa sera a partire dalle ore 19, in piazza, si rivivranno quelle credenze attraverso la tradizionale accensione del falò e la degustazione della quartecèdde tipica terlizzese prepararata dalle panetterie della città. Il programma prevede anche un laboratorio didattico sulla raccolta differenziata dei rifiuti rivolto ad adulti e bambini. Non mancherà la banda musicale "Gisonda" con le marce della tradizione locale e il concerto di canti popolari a cura del gruppo "La Porta d'Oriente". La «Sagra della Quartecèdde» è un evento ecofriendly, a basso impatto ambientale, con certificazione "Ecofesta Puglia".
La storia racconta che nel giorno di «tutti i morti» i contadini facevano benedire la quarta parte del chilo di pane preparato in casa (da qui il nome dialettale quartecèdde). Dopo aver partecipato alla messa per i defunti alle tre del mattino, i contadini si recavano al lavoro in campagna e prima di iniziare si mettevano intorno al fuoco per la «murènne», la colazione, mangiando tutti insieme la quartecèdde (altrimenti detto «incalcinata»), precursore del più noto «pezzaridde».
La Quartecèdde richiama anche il rito dell'"incalcinata". Il termine ricorda il rito funebre di un tempo che trovava la sua conclusione con la deposizione del corpo del defunto nel conditorio (sepolcreto della chiesa). Le chiese terzieri furono sedi di conditori poi vietati nel 1804. Il conduttori era un grande standone con sedili in pietra alle pareti. il corpo senza vita del defunto trovava sistemazione sul sedile con una ginocchiata data da un parente del morto. Successivamente si provveda con la cosiddetta incalcinata, ricoprendo il corpo con calce fresca.
La sagra della Quartecèdde è una tradizione che ancora oggi rievoca il rito eucaristico del pane spezzato, ma rappresenta anche un rituale per purificare il corpo ed esorcizzare la paura della morte. Secondo le credenze il sapore piccante dato anche dall'aggiunta di spezie quali pepe o peperoncino simboleggia il fuoco in cui le anime erano immerse: i vivi consumando la quartecèdde sottraevano il fuoco ai morti dando loro sollievo.
«Non è solo una festa gastronomica — sottolinea il sindaco Ninni Gemmato — ma un percorso nella memoria, nei rituali collettivi, nelle storie di vita che danno un senso di appartenenza ai propri luoghi e che proprio per questo vanno preservati.»
La storia racconta che nel giorno di «tutti i morti» i contadini facevano benedire la quarta parte del chilo di pane preparato in casa (da qui il nome dialettale quartecèdde). Dopo aver partecipato alla messa per i defunti alle tre del mattino, i contadini si recavano al lavoro in campagna e prima di iniziare si mettevano intorno al fuoco per la «murènne», la colazione, mangiando tutti insieme la quartecèdde (altrimenti detto «incalcinata»), precursore del più noto «pezzaridde».
La Quartecèdde richiama anche il rito dell'"incalcinata". Il termine ricorda il rito funebre di un tempo che trovava la sua conclusione con la deposizione del corpo del defunto nel conditorio (sepolcreto della chiesa). Le chiese terzieri furono sedi di conditori poi vietati nel 1804. Il conduttori era un grande standone con sedili in pietra alle pareti. il corpo senza vita del defunto trovava sistemazione sul sedile con una ginocchiata data da un parente del morto. Successivamente si provveda con la cosiddetta incalcinata, ricoprendo il corpo con calce fresca.
La sagra della Quartecèdde è una tradizione che ancora oggi rievoca il rito eucaristico del pane spezzato, ma rappresenta anche un rituale per purificare il corpo ed esorcizzare la paura della morte. Secondo le credenze il sapore piccante dato anche dall'aggiunta di spezie quali pepe o peperoncino simboleggia il fuoco in cui le anime erano immerse: i vivi consumando la quartecèdde sottraevano il fuoco ai morti dando loro sollievo.
«Non è solo una festa gastronomica — sottolinea il sindaco Ninni Gemmato — ma un percorso nella memoria, nei rituali collettivi, nelle storie di vita che danno un senso di appartenenza ai propri luoghi e che proprio per questo vanno preservati.»