
Eventi e cultura
"Antiruggine", la mostra dell'artista terlizzese Pasquale Gadaleta
Sarà inaugurata a Molfetta sabato 19 luglio nello spazio “54 Arte Contemporanea”
Terlizzi - venerdì 18 luglio 2025
È prevista per sabato prossimo, 19 luglio, alle ore 18.30, l'inaugurazione della mostra "Antiruggine" del trentasettenne terlizzese Pasquale Gadaleta il quale esporrà a Molfetta nello spazio "54 Arte Contemporanea", sito in via Baccarini n. 54.
Fino al 9 agosto gli interessati e i curiosi potranno apprezzare le opere contemporanee del nostro concittadino, tutti i giorni dalle ore 18:30 alle 21:00.
Di seguito il pregnante testo critico di Augusto Ficele che illustra in maniera puntuale la vena artistica di Gadaleta, dal tratto antropomorfo e primitivo.
«Il fascino del primitivo da parte degli artisti contemporanei è indubbio e non è nuovo: tutto il Novecento ha convissuto con i riferimenti espliciti alle testimonianze identitarie dell'arte africana, nuragica e precolombiana. Pensiamo, tra i tanti, a Picasso, Giacometti, Ernst e Nivola.
Le ragioni che hanno alimentato e alimentano tuttora l'interesse verso questo genere sono molteplici: la riappropriazione di un linguaggio puro e di un immaginario mitico, il desiderio di rifugio rispetto a un mondo schermato e sempre più incomprensibile, la disposizione dello spirito verso l'antico, il perduto.
Ora, posando lo sguardo sul lavoro di Pasquale Gadaleta, originario di Terlizzi, classe 1988, notiamo subito una rielaborazione, senza stravolgimenti, con tratti essenziali e schietti, della grande eredità figurativa e scultorea della popolazione daunia del VII e VI secolo a.C., diffusa nell'area del Gargano.
La mostra intitolata "Antiruggine" raccoglie, nel segno dell'espressione antropomorfa, una selezione di opere — dai timbri su carta velluto alle sculture in ferro saldato, dagli smalti su tessuto a un imponente cavallo in poliuretano espanso — che riecheggiano, in chiave umana e divina, una tradizione permeata di scene cultuali, erotiche e militari.
L'artista appartiene visceralmente alla sua terra — ed è un bene poiché si dimentica troppo spesso che dalle proprie radici si possono cogliere frutti inaspettati — animato da un'inesauribile brama di assorbire l'apparato iconografico di una civiltà preromana che lo incanta attraverso queste statue e stele dell'età del ferro, popolate da volti enigmatici, quasi alieni.
Il titolo assegnato al progetto espositivo preannuncia una sfida, prima attraverso le sue opere e poi forse sé stesso, contro il tempo, il giudice ultimo e più implacabile. Dunque, viene naturale chiedersi, osservando con favore l'ingegno riabilitativo di Gadaleta, se questa nobile infantilità del tratto, riversata in forme severe e arcaiche, possa davvero liberare il gesto dall'emulazione e restituire al passato il ruolo di soglia aperta, da varcare con originalità».
Fino al 9 agosto gli interessati e i curiosi potranno apprezzare le opere contemporanee del nostro concittadino, tutti i giorni dalle ore 18:30 alle 21:00.
Di seguito il pregnante testo critico di Augusto Ficele che illustra in maniera puntuale la vena artistica di Gadaleta, dal tratto antropomorfo e primitivo.
«Il fascino del primitivo da parte degli artisti contemporanei è indubbio e non è nuovo: tutto il Novecento ha convissuto con i riferimenti espliciti alle testimonianze identitarie dell'arte africana, nuragica e precolombiana. Pensiamo, tra i tanti, a Picasso, Giacometti, Ernst e Nivola.
Le ragioni che hanno alimentato e alimentano tuttora l'interesse verso questo genere sono molteplici: la riappropriazione di un linguaggio puro e di un immaginario mitico, il desiderio di rifugio rispetto a un mondo schermato e sempre più incomprensibile, la disposizione dello spirito verso l'antico, il perduto.
Ora, posando lo sguardo sul lavoro di Pasquale Gadaleta, originario di Terlizzi, classe 1988, notiamo subito una rielaborazione, senza stravolgimenti, con tratti essenziali e schietti, della grande eredità figurativa e scultorea della popolazione daunia del VII e VI secolo a.C., diffusa nell'area del Gargano.
La mostra intitolata "Antiruggine" raccoglie, nel segno dell'espressione antropomorfa, una selezione di opere — dai timbri su carta velluto alle sculture in ferro saldato, dagli smalti su tessuto a un imponente cavallo in poliuretano espanso — che riecheggiano, in chiave umana e divina, una tradizione permeata di scene cultuali, erotiche e militari.
L'artista appartiene visceralmente alla sua terra — ed è un bene poiché si dimentica troppo spesso che dalle proprie radici si possono cogliere frutti inaspettati — animato da un'inesauribile brama di assorbire l'apparato iconografico di una civiltà preromana che lo incanta attraverso queste statue e stele dell'età del ferro, popolate da volti enigmatici, quasi alieni.
Il titolo assegnato al progetto espositivo preannuncia una sfida, prima attraverso le sue opere e poi forse sé stesso, contro il tempo, il giudice ultimo e più implacabile. Dunque, viene naturale chiedersi, osservando con favore l'ingegno riabilitativo di Gadaleta, se questa nobile infantilità del tratto, riversata in forme severe e arcaiche, possa davvero liberare il gesto dall'emulazione e restituire al passato il ruolo di soglia aperta, da varcare con originalità».