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Lettera a un preside...

Editoriale di Mariangela Galliani sul tema vaccini

Lettera a un Preside

Stimatissimo Preside,

spero voglia perdonare queste mie parole, ma ho trovato così doloroso il recente intervento dei dirigenti scolastici in merito alla questione vaccinale e alle politiche sanitarie di Stato da avvertire l'ansia di spartire con lei un po' della mia tristezza.

Mi è necessario dar sfogo alla delusione per la scelta di non opporsi a chi ha voluto che la scuola italiana divenisse il terreno di uno scontro aspro e violentissimo, così lontano dalla sua essenza, così contrario al suo preziosissimo scopo.

Ho sperato che le ribellioni di oggi giungessero prima, quando si è consentito di sversare, addosso ad un settore già troppo gravato, incombenze di controllo e di polizia estranee alle sue funzioni.

La rivolta invece non è venuta e i sindacati non sono insorti contro l'obbligo di setacciare, distinguere e infine allontanare bambini la cui sola colpa è quella di essere figli di genitori inadempienti ad una legge discussa e controversa.

Non esistono sindacati a difesa dei bambini.

Mi pare così pericolosa l'intenzione di chi arma la mano della scuola per punire il colpevole, attraverso il suo bene più caro e addita al figlio il peccato del padre…non di ogni padre.

La scuola accoglie i figli di chi vende morte in polvere bianca; abbraccia il figlio dell'assassino, dello stupratore, del mafioso, dell'evasore, del terrorista; la scuola questi figli li stringe a sé più forte, mentre esclude quegli altri e rinuncia al suo compito educativo nei confronti dei bimbi senza bollino, inidonei perché privi del certificato di appartenenza al gregge che li abiliti alla frequenza e al diritto all'infanzia.

Mi vien da ridere a pensarci! Non posso farne a meno se considero la difficoltà quotidiana con cui La vedo convivere da anni per ovviare alla promiscuità di funzioni e al sovraffollamento delle classi, a quei bagni, sempre pochi, vuoti persino dell'essenziale, ai muri macchiati dal tempo e qualche volta dalle muffe...

Quella di oggi è una scuola che rinuncia alla sua umanità e viene giù, contesa tra l'assolutezza del pensiero scientifico e l'etica.

La scuola italiana è aperta a tutti. Essa rappresenta il luogo in cui i padri costituenti hanno costruito la società civile, la madre solida alle cui cure hanno affidato la crescita e gli equilibri sociali.

Il suo scopo morale è quello di non compromettere le opportunità educative e di istruzione dei nostri figli e di assisterli insieme con le famiglie nel percorso irrinunciabile di apprendimento e di socializzazione che si avvia nei primi anni di età ai fini di uno sviluppo completo e armonioso del bambino.

Si è nutrita del concetto di fiducia, un'idea essenziale affinché possa esistere una qualunque forma di aggregazione umana: fiducia nei confronti di chi è altro da noi, verso un'azione estranea o un pensiero che non ci appartengono eppure non ci minacciano.

Oggi invece si rinnega, rinuncia all'etica e si perde al bivio tra il bene e il male per disconoscere il suo scopo e concedersi alla diffidenza, al sospetto, alla paura. Fallisce.

Trovo surreale che non ci si accorga delle vere conseguenze…

Niente sarà più com'era prima e della costruzione di una società civile resteranno solo la memoria e il crollo.

Ha ragione Lei, signor Preside, dovremmo tentare, insieme, di dissipare dubbi e cercare convergenze.

Dovremmo tentare, ancora e ancora, di superare le distanze che ci dividono con l'umanità e proteggerli tutti i bambini, senza pregiudiziali ideologiche o politiche, sottraendo la nostra scuola a uno scontro che rischia di ridurre a un campo di caduti quest'altra terra santa. Dovremmo inseguire gli elementi che uniscono e cercare di tenerci insieme e intanto sperare che il buon senso, l'etica tornino ad abitarne gli spazi, ad orientarne le scelte e a salvarla da un precipizio senza ritorno.

Mi scuso per il tono severo di questa lettera che arreca sofferenza persino a me che scrivo per il rammarico di tanti insegnanti, come Lei d'altronde, di gran valore morale oltre che intellettuale che onorano giorno per giorno una professione che è pure una missione, prigionieri anche loro di un rovo spinosissimo che ne mortifica gli intenti e gli entusiasmi.

Non posso che sperare che almeno condivida le ragioni di questo mio disagio e ringraziandoLa per l'accoglienza che sempre mi riserva, finisco con un saluto di stima sincera.

Mariangela Galliani, un genitore
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