Il sociologo Domenico De Masi questa sera in Pinacoteca De Napoli

Questa sera, martedì 18 ottobre, l'XI edizione del "Festival per la legalità" promossa dall'associazione "È fatto giorno aps" si aprirà con il primo incontro che affronterà il tema del "Diritto alla felicità" e col quale ci si interrogherà sulla circostanza se esista o meno nel sistema italiano un effettivo diritto a essere felici.

All'interno della Pinacoteca De Napoli, a partire dalle ore 19, sarà ospite d'eccezione Domenico De Masi, noto sociologo di ottantaquattro anni, che presenterà il suo ultimo saggio "La felicità negata" (edizioni Einaudi). Con una penna analitica e al contempo sintetica, De Masi ripercorre le tappe socio-economiche che hanno condotto all'attuale società post-industriale con un annesso focus sul binomio "lavoro" e "ozio".

«Non c'è progresso senza felicità e non ci può essere felicità in un mondo segnato dalla distribuzione iniqua della ricchezza, del lavoro, del potere, del sapere, delle opportunità e delle tutele», si legge stampato sulla copertina del libro, anticipando così al lettore l'argomento che sarà sviscerato all'interno del volume, «Questo è l'esito raggiunto da una politica economica che ha come base l'egoismo, come metodo la concorrenza e come obiettivo l'infelicità».

Domenico De Masi, diplomato al liceo Classico di Caserta e laureato in giurisprudenza a Perugia, si specializza in sociologia del lavoro a Parigi. A Napoli inizia la carriera universitaria come assistente di sociologia all'Università "Federico II" e diventa poi ricercatore presso il centro studi "Nord e Sud". Successivamente diviene professore di sociologia del lavoro all'Università di Sassari.

Dal 1974 al 1977 è professore di "Metodi e tecniche della Ricerca Sociale" nuovamente alla Federico II di Napoli; dal 1977 si trasferisce alla "Sapienza" di Roma e diviene preside della facoltà di Scienze della comunicazione.

Dal 1978 al 2000, ha fondato e diretto la "S3.Studium", scuola triennale di specializzazione post-laurea in scienze organizzative, per supplire alla mancanza di master universitari. Nel 1995 ha fondato, per poi diventarne presidente, la SIT, "Società Italiana Telelavoro", che per dieci anni si è occupata in Italia di diffusione e regolamentazione del lavoro destrutturato.