Quel che davvero resta di una Festa Maggiore

Una nostra riflessione dopo le settimane più intense dell'anno

giovedì 17 agosto 2023
A cura di Gianluca Battista
«Tra le poche foto scattate durante la Festa Maggiore, questa mi emoziona tantissimo. Due ragazzini a spingere il carro, con tutte le loro forze dal Lamione alla Villa».

Ha ragione il nostro Cosma Cacciapaglia quando scrive questa frase. Lo aveva fatto all'indomani dello spostamento della meravigliosa macchina da festa.
Quel che resta di una Festa Maggiore, della tensione emotiva, dopo lo sforzo organizzativo, dopo le polemiche e le paure, la gioia grande ed il chiacchiericcio che fa orgogliosamente radici e provincia, è esattamente in quella foto: i giovanissimi a spingere il Carro.

Le nuove generazioni eredi di una tradizione che non morirà se sapranno farla camminare sulle loro gambe, come fatto da bisnonni, nonni e genitori. Tenera ed al contempo forte, quella fotografia sintetizza tutto ciò che vuol dire essere terlizzesi, visti da chi di Terlizzi non è, ma vi racconta.

Terlizzi è tanto, ma è soprattutto identità attraverso una devozione ed un duplice momento di festa collettiva. Lo è per vocazione quasi e quel lungo, inesorabile fluire di tensione e gioia è la scossa vitale che sembra dividere e poi invece finisce per unire una comunità. A spingere, in un un'unica direzione, insieme, rinverdendo passato e guardando al futuro. La tradizione si fa presente ed il presente si allunga più in là, passaggio di testimone tra fasce d'età.

Ieri già alle spalle, il domani più vicino se si lavora assieme, metafora di vita.
E così, lontana dai riflettori, dai titoli dei giornali, dalla folla, nascosta si rinnova la bellezza di un luogo e di una comunità che non morirà mai attraverso la perpetrazione di usi e costumi.

L'essenziale spesso è invisibile agli occhi.