La salma di Albino sarà sottoposta ad autopsia, ecco chi era il capotreno terlizzese

«Una persona squisita, dedita al lavoro e alla famiglia»

venerdì 15 luglio 2016 10.58
La salma del capotreno terlizzese Albino de Nicolo sarà una delle tre che stamattina saranno sottoposte ad autopsia presso l'istituto di medicina legale del Policlinico di Bari. Le autopsie saranno svolte nell'ambito dell'inchiesta giudiziaria, coordinata dalla Procura di Trani, per omicidio colposo plurimo e disastro ferroviario che vede al momento indagati i capistazione Vito Piccarreta, 57 anni di Corato, e Alessio Porcelli, 62 di Trani, in servizio rispettivamente nelle stazioni di Andria e Corato della Ferrotramviaria al momento del terribile schianto tra i due treni. Le autopsie saranno eseguite sui corpi dei due macchinisti Pasquale Abbasciano, 61 anni di Andria, Luciano Caterino, 37enne di Corato e del capotreno Albino De Nicolo, 53 anni di Terlizzi. Solo sui tre ferrovieri, dunque, dal momento che il loro è un caso di incidente sul lavoro.

ALBINO DE NICOLO, UNA VITA PASSATA SUI BINARI

Una vita passata sui binari, quella di Albino de Nicolo il capotreno di Terlizzi che il 12 luglio ha perso la vita nella sciagura ferroviaria avvenuta tra Corato e Andria. Tra le lamiere anche un'altra terlizzese, Donata Pepe la nonna di Samuele il bambino salvato dai Vigili del fuoco.

Albino aveva cinquantatre anni, più della metà passati sui treni di Ferrotramviaria. Chi lo conosceva lo descrive come un uomo mite, dedito al lavoro e alla famiglia. Nelle prime ore successive alla sciagura il suo nome non compariva nell'elenco ufficiale delle vittime nè in quello dei feriti ricoverati negli ospedali della zona. I suoi familiari hanno subito pensato al peggio. Il suo corpo senza vita, infatti, era incastrato tra le lamiere nel vettore di uno dei treni coinvolti nell'impatto.

Le possibilità di estrarlo ancora in vita erano da subito apparse senza alcuna speranza. E mentre i vigili del fuoco lavoravano per recuperare il corpo, in città già circolava la voce della sua morte. Albino de Nicolo lascia moglie e due figli maschi entrambi dipendenti della stessa società Ferrotramviaria, a riprova di un legame quasi vitale con questa azienda. Un legame che ha dato tanto a Albino e poi gli ha tolto tutto.

«UNA PERSONA SQUISITA, DEDITA ALLA FAMIGLIA E AL LAVORO»

«Una persona squisita, precisa, distinta nei modi sempre gentile con chiunque avesse a che fare», racconta il maresciallo Giuseppe Bonanno: «Lo trovavi o sui treni oppure a passeggio con la moglie: è una gravissima perdita per tutti quelli che hanno avuto il piacere di conoscerlo». Un uomo garabato, così lo descrivono tutti in città.

Piero Amendolagine lavora presso la stazione di Terlizzi e oggi veste i doppi panni di collega e amico carissimo di Albino. Si erano incontrati domenica scorsa l'ultima volta, fuori dalla chiesa, dopo la messa. Avevano parlato e scherzato come sempre. Oggi al telefono Piero trattiene a stento le lacrime: «Non è il momento di parlare. Ora il dolore è troppo forte».

Albino era stato assunto giovanissimo in Ferrotramviaria, per questo nonostante la giovane età mancava solo un anno alla sua pensione: «Sì me ne aveva parlato, mi aveva detto che stava facendo il resoconto dei contributi previdenziali per verificare se riusciva ad andare in pensione l'anno prossimo - conferma l'amico-collega - era un persona straordinaria, ligio al dovere, non saprei che altro dire».

Avevate mai parlato dei rischi che si potevano correre su quella linea ferroviaria a binario unico? «Guardi, dopo cinquant'anni di vita passati a lavorare nelle ferrovie, nessuno di noi poteva neanche immaginare una simile tragedia come quella avvenuta l'altro ieri». E invece su quel binario Albino ha compiuto il suo ultimo viaggio.