Italia al 51° posto per percezione della corruzione: è quanto emerso nell'evento di Libera

Tra il pubblico anche l'ex procuratore capo di Bari Giuseppe Volpe

lunedì 12 ottobre 2020 10.25
A cura di Vincenza Urbano
Nel 2019 l'Italia si è attestata al 51° posto per percezione della corruzione nel settore pubblico e nella politica. Si tratta dell'indice di riferimento di Transparency International che regolarmente aggiorna i suoi dati, basandosi sull'opinione di esperti che assegnano una valutazione che va da 0, per i Paesi ritenuti molto corrotti, a 100, per quelli considerati "puliti".

È quanto emerso nel corso dell'incontro di venerdì scorso, 9 ottobre, organizzato dal presidio terlizzese di Libera che questa volta ha focalizzato l'attenzione sulla corruzione, promuovendo la presentazione dell'apposito libro "La corruzione: attori e trame", scritto da due persone autorevoli, quali il procuratore aggiunto di Bari Francesco Giannella e il docente universitario politologo don Rocco D'Ambrosio.

In una conversazione chiara e piacevole, moderata da Piero Ricci, presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Puglia, è stato scandagliato nelle sue diverse sfaccettature, giuridiche ed etiche, un fenomeno piuttosto complesso che permea purtroppo numerosi aspetti del vivere civile.

La corruzione ha ad oggetto principalmente ambiti che influenzano fortemente l'andamento del Belpaese: contratti, concorsi, risorse e appalti pubblici.

Il «tavolo della corruzione» attorno al quale vengono ponderate decisioni illecite per avvelenare il buon funzionamento di un sistema già di suo complesso e farraginoso, è presieduto da figure importanti della società: il politico, il pubblico amministratore e l'imprenditore di beni o servizi.

A questi tre attori se ne aggiunge spesso un quarto che promette facili introiti, cioè l'esponente della criminalità organizzata. Si badi bene, però: non sempre nella corruzione sono invischiati soggetti di associazioni per delinquere o di stampo mafioso.

L'ordinamento giuridico italiano prevede alcune norme penali volte a sanzionare differenti tipi di corruzione. Tuttavia, la torbidezza di certe situazioni non rende sempre agevole ricorrere allo strumento repressivo per punire gli autori del reato.

Così, talvolta, si ingenera nei cittadini una sorta di scoramento nei confronti delle istituzioni, ritenute incapaci di contrastare la gravità di certi eventi che vengono a determinarsi nelle alte sfere. Si crea, quindi, una sorta di «assuefazione» all'agire illegale.

Eppure occorre alimentare un circolo virtuoso che possa scardinare certe dinamiche. Il cittadino si trova ingabbiato in una sorta di «contrasto» interiore tra la volontà di rendere note informazioni che ha appreso e la paura di essere isolato e denigrato dalla stessa collettività in cui vive. L'onestà, però, richiede coraggio di esporsi, possibilmente non da soli, e di rivolgersi alle autorità competenti per chiedere aiuto: magistratura ordinaria e contabile, nonché forze di polizia.

Sebbene la magistratura sia ultimamente salita agli onori della cronaca per alcuni scandali da cui è stata colpita, bisogna comunque tener presente che rappresenta un potere indipendente dello Stato.

È proprio l'indipendenza dei pubblici ministeri e dei giudici a consentire loro di rimanere svincolati da eventuali influenze esterne, attribuendo agli operatori della giustizia la facoltà di fare luce sulle tante zone d'ombra che vengono scoperchiate.

La magistratura, in ogni caso, non può bastare a fronteggiare la corruzione nella sua totalità. La sua opera interviene soprattutto in maniera postuma quando il danno è stato compiuto.

È assolutamente necessario, invece, che nel tessuto sociale si implementi una rete di singoli e realtà associative che collaborino sinergicamente e attivamente, effettuando denunce circostanziate che possano individuare i soggetti autori del reato.

«Il presidio di Libera – Terlizzi continuerà nella sua opera di promozione della cultura della legalità, cercando di coinvolgere nuove persone, visti i tempi nebulosi che stiamo affrontando», si legge in una nota social del gruppo, «Un ringraziamento particolare va a Giuseppe Volpe, ex procuratore capo della Procura della Repubblica di Bari, da poco in pensione, che ci ha omaggiati della sua presenza».
uditorio
Giuseppe Volpe ex procuratore capo Bari