La Madonna di Sovereto. <span>Foto Cosma Cacciapaglia</span>
La Madonna di Sovereto. Foto Cosma Cacciapaglia
Religioni

Vito Bernardi racconta l'istituzione del culto della Beata Vergine di Sovereto

La rievocazione dei passaggi che hanno portato i terlizzesi ad essere così devoti, in una ricostruzione storica appassionata e di grande valore

Il 16 aprile 2021, alle ore 14, come fede e tradizione tramandano da anni, hanno avuto inizio le celebrazioni liturgiche in onore di Maria SS. di Sovereto. Giorno importante per la comunità terlizzese perché avvia alla preparazione spirituale dei fedeli per sette giorni, sino alla Festa Patronale del 23 aprile.

La Supplica del vescovo S.E. mons. Domenico Cornacchia alla Vergine di Sovereto è stata preceduta da una articolata rievocazione storica voluta dal Comitato Feste Patronali, curata dal dr. Vito Bernardi, raffinato studioso di storia della Puglia e di Terlizzi.
"L'icona della Beata Vergine di Sovereto. Istituzione del Culto e ritualità connesse" è la puntuale ricerca che ripercorre in maniera precisa le numerose fasi, dall'XI secolo fino a fine Ottocento, del culto della Madonna Odigitria di Sovereto.
Riportiamo di seguito il testo letto in Cattedrale alle ore 14 del 16 aprile 2021.

«La devozione dei terlizzesi verso la Vergine di Sovereto inizia con la vicenda della inventio o scoprimento in loco Suber della antichissima icona di fattura bizantina della Madre di Dio, la Theotòkos, la Hodighitria (Colei che indica la Via) che con la sinistra regge il Figlio di Dio e con la destra lo indica ai fedeli.
Per secoli, di generazione in generazione, insieme al santo patrono San Michele Arcangelo, per la città di Terlizzi la Vergine soveretana è stata l'ancora di salvezza, il porto sicuro dove rifugiarsi nei momenti tristi e lieti della storia.
Il ritrovamento, per la mancanza di supporti documentali certi, viene riportato all'XI secolo. Sin da allora pellegrini e devoti cominciarono a percorrere la consolare Appio-Traiana che conduceva alla modesta chiesa del Sovero, costruita intorno al 1055, per chiedere grazie e protezione ad una Madre dai straordinari poteri taumaturgici.
Intorno all'XI-XII secolo si instaura nel Sovero una Precettoria, appartenente all'Ordine cavalleresco di San Giovanni di Gerusalemme e dipendente dal Gran Priorato di Barletta, con conventum maschile e monasterium femminile.
Alla fine del Trecento avvenimenti politici e religiosi provocano il declino della Precettoria.
L'Impero Ottomano conquista Gerusalemme e la Terra Santa, vittoria che pone fine ai continui pellegrinaggi di cristiani che nei secoli precedenti avevano attraversato la via Francigena e la consolare Appio-Traiana diretti in Terra Santa.
La sconfitta cristiana fu anche una delle cause che provocò l'abbandono dei centri di assistenza per crociati e pellegrini sparsi lungo le suddette vie di transito. L'antica "domus praeceptoria" di Santa Maria de Suberito venne a perdere le sue tipiche funzioni di natura assistenziale, trasformandosi in semplice "Commenda". Quale beneficio ecclesiastico non soggetto alla locale giurisdizione vescovile, venne concessa a "cavalieri vecchi et benemeriti" dell'Ordine Gerosolimitano.
Nei primi decenni del Cinquecento la Puglia è contesa dalle maggiori potenze europee, Spagna e Francia.
Le continue scorribande degli opposti eserciti, gli attacchi della potenza turca alleata dei francesi alle coste pugliesi, il fenomeno del brigantaggio causano l'abbandono delle campagne.
Questa difficile situazione spinse il commendatario ad affidare al clero e alla locale Università (il governo cittadino) la sacra icona che venne collocata nella Collegiata di Sant'Angelo nella navata destra.
Anche in questo periodo di guerre, di scorrerie, di aspri scontri, il culto verso la Madonna di Sovereto continua ad affermarsi e a rafforzarsi.
Con il passaggio dell'icona al Capitolo, le condizioni imposte dal commendatario nella convenzione di concessione furono: restituzione ad ogni sua richiesta; ritorno il ventitré di aprile a Sovereto per la festa di San Marco e permanenza per otto giorni; ritorno a Terlizzi al termine della festa.
Intanto il culto trova la sua istituzionalizzazione solo nel 1581 con un Breve di Gregorio XIII che riconosce all'Arcipretura nullius l'esclusivo controllo dell'icona e di tutte le ritualità celebrative ad essa collegate.
La disposizione papale contribuisce al consolidamento del culto stesso che diventa elemento identitario dei singoli e della intera comunità cittadina. Inoltre il decreto pontificio dichiara privilegiato l'altare della navata destra sui cui troneggia la venerata icona soveretana.
Il 28 aprile del 1604 la commenda di Sovereto viene visitata dal cavaliere fra' Tarquinio Sansone e dal cappellano fra' Giovanni Antonio Salduario, su disposizione di Ferdinando Gonzaga, priore di Barletta, conte di Guastalla e Campobasso nonché principe di Molfetta, per confermare il controllo del Gran Priorato barlettano sulla commenda e sulle sue dipendenze, il casale di Ciurcitano e la commenda di San Nicola di Molfetta.
Una visita che ci offre per la prima volta in maniera dettagliata precisi elementi riguardanti la chiesa costruita sulla grotta, il ritrovamento dell'icona nell'anfratto boscoso, ma soprattutto ci parla del culto diffusosi in ogni strato della popolazione e tributato da ben settecento anni. Gli atti della visita e i beni posseduti dalla commenda soveretana vengono riportati in un cabreo (inventario) appositamente redatto che rappresenta il primo documento completo delle alterne vicende religiose e civili che hanno interessato la sacra tavola e la stessa commenda.
Nel Seicento la devozione popolare verso la Vergine di Sovereto va scemando per il forte impatto che ha nella popolazione la predicazione domenicana che diffonde tra le masse la spiritualità rosariana che nella nostra città trova la sua affermazione e il suo culmine con la costituzione nel 1639 della confraternita del Rosario.
Bisogna aspettare i primi decenni del'700 per vedere il culto in onore della Madonna di Sovereto rinascere, riproporsi con forza e connotarsi di quelle ritualità che ancora oggi lo caratterizzano.
Il promotore della ripresa e dell'incremento è il canonico Francesco Bonaduce che nel 1716 fa sostituire la cona (cornice) lignea che custodiva la venerata immagine con una macchina di argento commissionata a Napoli e realizzata dall'argentiere Antonio Torrone.
Inoltre contribuisce nel 1721 alla istituzione del sodalizio "Santa Maria di Sovereto" che diffonde in maniera capillare il culto e si adopera con il Capitolo per ottenere il tanto desiderato titolo di compatrona per la Vergine, proclamata tale a partire dal 1798.
Verso gli ultimi decenni dell'Ottocento, nell'ambito del clero locale si sentiva l'esigenza di una preparazione alla solenne processione del 23 di aprile, giorno di ritorno della sacra icona nel luogo del ritrovamento, con un Settenario di preghiera che preparasse il popolo ad accompagnare con cuore orante la Madonna nel Sovero.
Il 16 di aprile, primo giorno del Settenario la magnifica macchina d'argento che custodisce la sacra immagine viene esposta nelle vicinanze del transetto destro della Cattedrale, ove troneggia una grande pala d'altare "Invenzione dell'Immagine della Vergine di Sovereto" donata dal pittore Michele de Napoli(1882).
È un giorno di festa speciale il 16 di aprile, rispettato e molto sentito da tutti i terlizzesi, che in gergo dialettale viene chiamato "la dèie de la Madònne 'mmèzze a la chjisianòve"».

Vito Bernardi
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