In chiesa con la mascherina
In chiesa con la mascherina

Una Festa Maggiore che passerà alla storia

Alcune considerazioni a margine di una tre giorni inedita

Anomala, inedita, senza precedenti. Aggettivazioni ed espressioni che si attagliano perfettamente alla Festa Maggiore 2020 e che rendono l'idea di una tre giorni che, a suo modo, passerà alla storia.

La Festa della Madonna di Sovereto ai tempi del Covid-19, si dirà tra qualche anno e nei prossimi decenni, sperando che il morbo venga sconfitto e lasci una Terra già martoriata dai conflitti e da una umanità che non sa proprio convivere in pace.

Le diane del mattino, che hanno svegliato i terlizzesi nella domenica del Pontificale, insieme alla banda ed a qualche bancarella, sono state l'unico segno tangibile non liturgico di una festa necessariamente in tono minore.

Non liturgico, appunto, perché a ben guardare, la Festa Maggiore è stata quest'anno soprattutto e giustamente quello: liturgia e preghiera. Dovrebbe essere così sempre, ma senza volerci prendere in giro non lo è mai, perché la gente aspetta la Madonna da Sovereto, le processioni come manifestazione della pietà popolare e soprattutto il Carro Trionfale, la macchina invidiata in tutta Italia su cui si riversa devozione e un paganesimo moderno, misto a tradizione locale inscalfibile. Le curve ardite, i manovratori trafelati, l'urlo che dalla folla accalcata sale. Niente, non c'è stato niente di tutto questo.

Poi tutto come in foto, col Comitato Feste a lottare per dare un minimo di sorriso ad una comunità provata, mascherina munito anche in chiesa, soprattutto in chiesa (altrove un po' meno). Un sorriso che neanche si può vedere sotto quelle (necessarie) protezioni.

Nulla di questo c'è stato, solo qualche ritrovo con amici e parenti, qualche rito laico (e culinario) privatissimo tra quattro mura e lunghe passeggiate col centro chiuso al traffico. Va da sé che bisogna accontentarsi, pregare, affidarsi a Maria (per chi crede) ed accontentarsi di questo poco, che poco non è se ci si volta indietro di qualche mese.

L'auspicio è senza dubbio alcuno quello di ritrovarsi tra un anno sereni, con la possibilità di guardare al futuro senza incognite, senza la malattia e la morte che incombano ancora sulle nostre già travagliate esistenze.

Ecco, di questo dovremmo implorare Maria: che per intercessione, il Figlio suo possa ridarci serenità e pace nei cuori e appena mettiamo il naso fuori di casa.

Venti venti, si dirà tra qualche decennio, la Festa nel periodo del virus. Le nostre foto ed i nostri articoli faranno archivio e diverranno, nostro malgrado, storia cittadina.



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