La storia in pillole della "Ruota degli esposti" a Terlizzi

I tanto demonizzati social, se utilizzati bene, diventano luogo di incontro di persone, ma soprattutto possono raccontare storie, riannodare i fili della memoria, essere da sprone per studi.

È il caso della bella pagina Facebook "Terlizzi scomparsa e da ricordare-Terlizzi da riscoprire" su cui nelle scorse ore Pietro Guastamacchia ha pubblicato notizie storiografiche che fotografano alcuni secoli della vita della città dei fiori (ed in fondo di tantissime città italiane). Noi vi riproponiamo il passaggio sulla cosiddetta "Ruota degli esposti" che si trova ancora visibile in via Paolo Rutigliano, come confermatoci anche dallo storico Vito Bernardi, e dove venivano lasciati i neonati di cui i genitori non potevano occuparsi, spesso per ristrettezze economiche, qualche volta perché figli venuti al di fuori dal matrimonio, fatto scabroso per la morale dell'epoca.
Di seguito l'interessante ricostruzione.

"La Ruota degli esposti"
A Terlizzi, come in altri comuni italiani, era presente la "Ruota degli esposti".
Trattavasi di un tamburo di legno girevole in cui venivano messi i neonati attraverso un foro nel muro.
Gli "esposti" erano detti anche "gittatelli".
Sul foro (come visibile dalla foto) è posta una lastra di pietra iscritta in latino di cui riportiamo la traduzione:
"PUBBLICO SOCCORSO PER LA PRIMISSIMA TENERA ETÀ DEGLI ESPOSTI TERLIZZESI"
L'istituzione della ruota avvenne nel 1802 nell'antico ospedale della Civitas i cui locali avevano ospitato fino al 1717 le monache Clarisse,trasferitesi poi nel borgo dopo una permuta effettuata con lo stesso Monte di Pietà.
A Terlizzi la Ruota fu abolita nel 1895 mentre nel resto d'Italia avvenne a seguito di una legge promulgata nel 1923.