Il carro perduto. Ricostruito
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Attualità

«Il carro perduto. Ricostruito», un viaggio tra le emozioni di una comunità ferita

Ieri l'inaugurazione della mostra catalogo in Pincacoteca

Nella storica corte della Pinacoteca De Napoli, ieri sera si è inaugurata la mostra-catalogo dal nome "Il Carro perduto ricostruito" dedicata alle vicende riguardanti la distruzione del nostro Carro trionfale, per via di un misterioso incendio, nell'ormai lontano 1991, e la sua successiva ricostruzione grazie all'istituzione di un comitato cittadino apposito. «La mostra-catalogo è l'espressione finale di un grosso lavoro che ha richiesto la spendita di grandi quantità di energie, fisiche ed intellettuali» commenta il sindaco Ninni Gemmato «L'incendio del Carro di venticinque anni fa ha rappresentato una ferita lacerante nei confronti della comunità: la nostra macchina da festa è il tricolore di Terlizzi, la festa maggiore con il suo aspetto spettacolare non tradisce nulla dell'intima religiosità».

Come nel passato, in cui la cittadinanza reagì coesa di fronte l'evento funesto che la colpì nel cuore della sua tradizione, allo stesso modo, oggi a distanza di anni, la comunità è unita non solo nel rievocare un pezzo di storia che le appartiene, ma anche nel valorizzarla e apprezzarne gli sforzi sostenuti per non inficiare la memoria di un intero paese. «Tra le ipotesi avanzate cui si attribuisce il rogo, si fa strada quella dell'ascesa, a partire dagli anni Ottanta, della criminalità locale che per affermare la propria fama delinquenziale intaccò il nostro simbolo identitario» illustra Renato Brucoli, giornalista terlizzese «In quel particolare momento storico, fece seguito anche lo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose. Fu un momento buio per la nostra città che, però, ha saputo riscattarsi con il tempo».

Tommaso Malerba, ingegnere cui fu affidata la fase esecutiva di ricostruzione del Carro Trionfale, narra la sua toccante esperienza, cogliendo però ciò che di positivo poteva ricavarsi dall'incendio «Non tutti i mali vengono per nuocere. Il vecchio carro, quanto a struttura e sicurezza, versava in situazioni precarie. La ricostruzione è servita anche a 'razionalizzare' la macchina da festa sotto tutti i punti di vista. I nuovi apporti tecnologici hanno consentito di realizzare una struttura più performante e più sicura, anche per l'incolumità dei bambini che ci sostano sopra».

La mostra si articola fisicamente su due piani: nel lapidarium della Pinacoteca sono esposti frammenti, schegge e ruote del Carro bruciato, cui fanno da spalla i resti della cattedrale romanica di Terlizzi, la quale circa due secoli prima ha subito la stessa sorte distruttiva. Le luci rosse ed i suoni stridenti conferiscono un'atmosfera cupa, quasi da inferno dantesco, volta proprio a impressionare i visitatori per riproporre un clima di disagio e confusione. Il piano terra, invece, si contrappone alla precedente scenografia con un ambiente luminoso e "celestiale": si assiste alla rinascita e al "trionfo" dalle macerie. Fotografie, studi e ricerche ripercorrono il percorso intrapreso per dare nuova vita alla macchina da festa.

«Le due sezioni della mostra combaciano con un percorso emozionale dello spettatore» spiega l'architetto Antonio Tempesta, fondatore del nuovo organismo culturale Centro Studi "architetto Michele Gargano", composto da studiosi di diverso profilo che, con grande impegno professionale, si propongono di valorizzare la figura dell'illustre concittadino, ormai defunto. «Il catalogo si divide in diverse parti che offrono al lettore una disamina completa, arricchendosi anche di un utile glossario, nonché di un esauriente apparato iconografico».

La mostra si è fregiata anche della testimonianza di Mariella Gargano, figlia di Michele Gargano, che delinea una figura paterna impegnata in prima persona a rielaborare il progetto originario del Carro, nonostante vivesse da anni a Roma «Quando si verificò l'incendio, mio padre addoloratissimo indicò il Carro come un 'fantasma di nostalgia' che non avrebbe più sfilato per le strade di Terlizzi. Ma quando vide tanti terlizzesi piangere per le travi bruciate, si commosse e si prodigò con tutte le sue competenze, acquisite in altri importanti progetti, per far rinascere la macchina da festa», racconta emozionata Mariella che rende noto anche un aneddoto del papà «Mio padre era così innamorato della festa patronale che a soli dodici anni, realizzò un modellino di Carro trionfale alto settanta centimetri, in compensato e cartapesta».

Foto di Giuseppe Cataldo
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