
Eventi e cultura
Il Carnevale di Paolo De Santoli
La mostra “Poeticamente Orrendi Direi Taroccati”
Terlizzi - martedì 9 febbraio 2016
10.08
La celebrazione del carnevale a Terlizzi, quest'anno, è avvenuta in una dimensione più raccolta, improntata all'arte e alle sue molteplici espressioni. Presso la sua galleria "RA contemporaryART", sita in via Pasquale Fiore 35, Paolo De Santoli ha ospitato la mostra di arte contemporanea dal nome "Poeticamente Orrendi Direi Taroccati". A livello comunale, al momento, non sono in programma parate o festeggiamenti di alcun tipo: è dunque la sensibilità degli artisti a offrire ai cittadini una visione alternativa al carnevale usualmente inteso.
"Semel in anno licet insanire", è il motto latino alla cui base vi è il significato intrinseco del carnevale, "Una volta all'anno è lecito impazzire". Perdere il senno, esagerare, far baldoria: la follia si colora dei travestimenti e delle maschere. "Ci siamo ispirati all'idea dei canti carnascialeschi, ovvero a quei canti che abitualmente venivano eseguiti durante le feste di carnevale da un gruppo di maschere che sfilavano per strada, anche collocate sui carri.", spiega Monica Tommasicchio, insegnante di lettere presso il liceo artistico di Corato, che ha curato i riferimenti letterari e artistici dal passato sino ad oggi. "Il trionfo di Bacco e Arianna, ad esempio, è un inno alla gioia e al carpe diem.", prosegue la professoressa. Le studentesse del liceo artistico hanno fatto proprie le idee del doppio e del sosia. Un'alunna ha vestito i panni della sua beniamina Frida Kahlo, la pittrice messicana dalla vita travagliata. Una sua compagna ha indossato un'autentica maschera veneziana, circondandosi di un alone di fascino misterioso. "Una maschera ci dice più di un volto", recitava Oscar Wilde, ponendo l'accento sul sarcasmo del travestimento.
Il carnevale per Paolo De Santoli volge lo sguardo alle antichissime maschere apotropaiche ed ancestrali, che presentano dei saldi legami con madre natura. La Lucania è la terra che custodisce maggiormente i riti del nostro trascorso, preservando molte tradizioni che il tempo ha difficilmente scalfito. "Sono affascinato dal significato strettamente autoctono della maschera. Lo interiorizzo sino a farlo mio per poi apportare il mio contributo in un'ottica contemporanea, con i linguaggi che più ci sono vicini", commenta Paolo. La riflessione dell'artista punta a vivere il carnevale da protagonisti e non da semplici spettatori come molto spesso avviene oggi, assistendo alle sfilate dei carri ad esempio. I luoghi più distanti dalla frenesia del quotidiano si conciliano meglio con una mistica partecipazione ai riti celebrativi del carnevale. I guardiani di De Santoli sono sculture dalle fattezze sproporzionate, a tratti inquietanti, che ironizzano sul senso dell'orrore e del tarocco. La filosofia che li pregna si mantiene costante nel tempo: il riciclo ed il reimpiego dei materiali di scarto. Non mancano le citazioni colte, come l'utilizzo del rosso e del verde, volto ad evidenziare il contrasto tra colori complementari.
La mostra si arricchisce anche delle sculture di Giuseppe Vallarelli, con il suo "Manomissione o Missione della Mano." L'autore ha voluto creare delle figure con mani giganti, sottolineando l'importanza della mano e, dunque, la sua missione: si qualifica come strumento del corpo che quotidianamente utilizziamo per qualsiasi azione. Attraverso di essa, infatti, i gesti si trasformano in segnali per arrivare poi al linguaggio vero e proprio. La mano realizza ciò che la mente ordina, giungendo così a strabilianti creazioni.
"Semel in anno licet insanire", è il motto latino alla cui base vi è il significato intrinseco del carnevale, "Una volta all'anno è lecito impazzire". Perdere il senno, esagerare, far baldoria: la follia si colora dei travestimenti e delle maschere. "Ci siamo ispirati all'idea dei canti carnascialeschi, ovvero a quei canti che abitualmente venivano eseguiti durante le feste di carnevale da un gruppo di maschere che sfilavano per strada, anche collocate sui carri.", spiega Monica Tommasicchio, insegnante di lettere presso il liceo artistico di Corato, che ha curato i riferimenti letterari e artistici dal passato sino ad oggi. "Il trionfo di Bacco e Arianna, ad esempio, è un inno alla gioia e al carpe diem.", prosegue la professoressa. Le studentesse del liceo artistico hanno fatto proprie le idee del doppio e del sosia. Un'alunna ha vestito i panni della sua beniamina Frida Kahlo, la pittrice messicana dalla vita travagliata. Una sua compagna ha indossato un'autentica maschera veneziana, circondandosi di un alone di fascino misterioso. "Una maschera ci dice più di un volto", recitava Oscar Wilde, ponendo l'accento sul sarcasmo del travestimento.
Il carnevale per Paolo De Santoli volge lo sguardo alle antichissime maschere apotropaiche ed ancestrali, che presentano dei saldi legami con madre natura. La Lucania è la terra che custodisce maggiormente i riti del nostro trascorso, preservando molte tradizioni che il tempo ha difficilmente scalfito. "Sono affascinato dal significato strettamente autoctono della maschera. Lo interiorizzo sino a farlo mio per poi apportare il mio contributo in un'ottica contemporanea, con i linguaggi che più ci sono vicini", commenta Paolo. La riflessione dell'artista punta a vivere il carnevale da protagonisti e non da semplici spettatori come molto spesso avviene oggi, assistendo alle sfilate dei carri ad esempio. I luoghi più distanti dalla frenesia del quotidiano si conciliano meglio con una mistica partecipazione ai riti celebrativi del carnevale. I guardiani di De Santoli sono sculture dalle fattezze sproporzionate, a tratti inquietanti, che ironizzano sul senso dell'orrore e del tarocco. La filosofia che li pregna si mantiene costante nel tempo: il riciclo ed il reimpiego dei materiali di scarto. Non mancano le citazioni colte, come l'utilizzo del rosso e del verde, volto ad evidenziare il contrasto tra colori complementari.
La mostra si arricchisce anche delle sculture di Giuseppe Vallarelli, con il suo "Manomissione o Missione della Mano." L'autore ha voluto creare delle figure con mani giganti, sottolineando l'importanza della mano e, dunque, la sua missione: si qualifica come strumento del corpo che quotidianamente utilizziamo per qualsiasi azione. Attraverso di essa, infatti, i gesti si trasformano in segnali per arrivare poi al linguaggio vero e proprio. La mano realizza ciò che la mente ordina, giungendo così a strabilianti creazioni.