Obbligo di dimora al contadino della marijuana. Non potrà raggiungere Terlizzi

Il gip ha sostituito la misura cautelare, impedendogli di lasciare la propria abitazione di Molfetta

sabato 19 maggio 2018 7.49
Dagli arresti domiciliari all'obbligo di dimora nella sua città di residenza. Non potrà allontanarsi da Molfetta il 70enne sorpreso dai Carabinieri della Tenenza di Terlizzi in un suo appezzamento di terreno, dove, ben mimetizzate tra alberi da frutto, irrigava 300 piante di canapa indiana.

L'uomo, incensurato, ha dunque lasciato gli arresti domiciliari, ma è stato sottoposto alla diversa misura cautelare dell'obbligo di dimora presso la propria casa, a Molfetta. All'esito dell'udienza di convalida, infatti, in cui l'uomo è stato assistito dall'avvocato Luca Preziosa, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani ha convalidato l'arresto compiuto dai militari diretti dal sottotenente Valter Francesco Crugliano, ma ha sostituito la misura cautelare

Il 70enne, il 14 maggio scorso, è stato scoperto dai Carabinieri in un suo fondo in località Chiancara-Paù, dove si prodigava ad annaffiare, zappare e controllare con molta cura il fogliame delle piante di marijuana. Nel suo fondo, vi era una vera e propria piantagione, composta da 300 piante, alte sino a 1,5 metri, rigogliose e ben curate, sparse in vari punti del fondo agricolo, disposte su più filari oppure raccolte in varie aiuole di diversa dimensione.

Per questo è stato arrestato con l'accusa di coltivazione illecita di marijuana e, su disposizione della Procura della Repubblica di Trani, collocato ai domiciliari, a disposizione dell'Autorità Giudiziaria. All'esito dell'udienza di convalida, però, il gip, confermando l'arresto, ha sostituito la misura cautelare: il pubblico ministero aveva chiesto che l'uomo restasse ai domiciliari, ma il giudice, anche in considerazione dell'età dell'uomo, ha disposto l'obbligo di dimora.

Il giudice per le indagini preliminari, dunque, ha accolto la richiesta subordinata alla totale remissione in libertà formulata dal difensore dell'indagato, che dunque ora è obbligato a dimorare a Molfetta, sua città di residenza: misura che, comunque, gli impedisce di raggiungere il fondo di Terlizzi.