Gero Grassi: nell'omicidio Moro Ciam KGB e spezzoni del Vaticano

Nuove clamorose rivelazioni sull'omicidio dello statista della Dc

mercoledì 25 gennaio 2017 7.20
È approdata alla Camera la relazione prodotta dalla commissione parlamentare sull'omicidio di Aldo Moro. Ieri, in aula, il parlamentare terlizzese Gero Grassi ha rivelato importanti novità sull'assassinio dell'esponente della DC: «Possiamo dire senza timore di smentita che il primo ritrovo di Aldo Moro non fu via Montalcini, ma un palazzo extraterritoriale in un'altra zona di Roma. Questo palazzo fu segnalato dalla Guardia di Finanza il 17 marzo 1978 e fu descritto da Mino Pecorelli che parlò di un palazzo di 4-5 piani. In questo palazzo ci sono abitazioni riconducibili a due cardinali, uno dei quali è Marcinkus. Nel palazzo c'era anche una società riconducibile alla Cia». Questo è quanto ha rivelato il deputato Pd, Gero Grassi, componente della commissione parlamentare d'inchiesta sul caso Moro.

Grassi afferma solenne: «Abbiamo la certezza che in via Fani si parlò tedesco. Chi erano i tedeschi? Chi sparò in via Fani? A via Fani c'erano anche due moto Honda. Chi erano i proprietari e i conducenti delle moto Honda? Le mani sporche che uccisero in via Fani non erano solo quelle delle Br». Per Grassi «Cia e Kgb erano "insieme" per evitare la "democrazia compiuta" di Moro. Lo Ior di Marcinkus era "filo Usa" e il Mossad "offrì armi e soldi alle Br».

Grassi rende anche noto che «durante i 55 giorni del rapimento Moro in Consiglio dei Ministri (governo Andreotti) non si discusse mai se trattare o meno». E ancora: «Abbiamo la certezza - dice Grassi - che nella casa del professore universitario Giorgio Conforto il 29 maggio del 1979, là dove vengono arrestati Morucci e Faranda e viene trovata la Skorpion che ha ucciso Moro, là, in quella casa di uno dei più autorevoli e prestigiosi esponenti del KGB in Italia, si riscontra una carta dello IOR di Marcinkus, con l'indirizzo privato di Marcinkus; si riscontra carta dell'istituto religioso Pro Deo, il cui capo è padre Morlion, il capo degli agenti della CIA in Italia, nonostante l'abito talare. Convergenze parallele dispregiative: CIA, KGB, un pezzo del Vaticano. Mentre il Papa raccoglie 10 miliardi fuori dal Vaticano per salvare Moro, lo IOR di Marcinkus, filoamericano, partecipa al dramma di Aldo Moro».

«Non è possibile, se pensiamo alla Renault, che quattro uomini, quattro brigatisti, Morucci, Moretti, Maccari e Gallinari, si autoaccusino dell'omicidio Moro. Dicono di averlo effettuato nella Renault 4, ma tutta la testimonianza probatoria dell'omicidio non corrisponde: non corrispondono le impronte sulla Renault, non corrispondano i colpi, il numero dei colpi, il numero dei colpi silenziati, le traiettorie, il luogo dove e' stato ucciso Moro, che certamente non e' il cofano della Renault, cosi' come certamente non e' via Montalcini il luogo nel quale e' stato Moro, perche' in quel luogo una persona che fosse stata tenuta per 55 giorni ne sarebbe uscita martoriata non solo nell'animo ma anche nel fisico e nelle ossa. Invece, l'autopsia ci dice che Moro era in condizioni eccellenti, ci dice che era abbronzato, ci dice che aveva le ossa in una condizione direi quasi atletica. L'autopsia ci dice anche un'altra cosa: che rispetto a quanto dichiarato dei brigatisti, "Moro e' morto sul colpo", i RIS, attraverso il colonnello Ripani, in Commissione hanno dimostrato che sul bavero sinistro della giacca di Moro c'era un rigurgito salivare deglutito 40 minuti dopo la sparatoria, ma da Moro vivo. Moro e' stato rinchiuso nel cofano dalla Renault quando era ancora vivo. Ecco perche' io ritengo, da un lato, di sottolineare la valenza e la funzione dell'iniziativa legislativa voluto dal Partito Democratico quando ha presentato la proposta di legge, peraltro firmata da quasi tutti i gruppi presenti in Parlamento, e sottolineare la funzione positiva del lavoro della Commissione che, sono certo, continuerà alacremente fino a fine legislatura, non per dire un'altra verita' ma per raccontare al Paese la verita', in quanto quella che e' emersa sinora non lo era affatto»