Aiutiamo "l'uomo della panchina", il Comune chiama il Tribunale

I Servizi Sociali sollecitano un intervento del Giudice cautelare

domenica 24 gennaio 2016 8.46
A cura di Cosimo de Gioia
Due sacchetti di plastica colmi di quasi nulla. Una bottiglia di acqua a portata di mano. Un giubbotto stinto come la barba, buono tanto d'estate quanto d'inverno. E una vita trascorsa ogni giorno dentro un perimetro di strada grande quanto una panchina. Questo è tutto quello che possiede il ricco ereditiero Martin o l'artista di strada ungherese Zoltan o chissà chi e con che altro nome, fa niente, perché per tutti adesso è «l'uomo della panchina». I terlizzesi lo hanno pure visto passare sul teleschermo di "Chi l'ha Visto?" e per lungo tempo hanno creduto fosse il protagonista di una storia romantica, il giovane nobile d'oltralpe scomparso dopo una festa di 18 anni fa, dato per morto ammazzato e poi, come succede nei film, ricomparso nel Sud Italia. I carabinieri e l'interpol hanno detto invece che, no, non è lui, il dna non corrisponde.

E mentre c'è ancora chi non smette di credere alla favola del redivivo e chi crede sia il musicista ungherese ripreso su youtube a Napoli accanto a una misteriosa donna (forse sua madre), lui se la ride sotto la barba. Bacia la mano alla cronista che lo intervista, non nega un cenno a chi passando di lì e lo saluta, sorride volentieri e cincischia strane parole con quella lingua che forse solo lui comprende. E alla fine non chiede nulla di più che stare su quella panchina, la sua panchina. Neppure quando quei balordi gli hanno fatto esplodere sotto un petardo, lui ha rinunciato al suo centro di gravità. Qui si è fatto pure degli amici. Nino Rutigliano, il pizzaiolo vicino di «casa» che ogni giorno gli offre una focaccia o un panino; Cosma Cacciapaglia che torna da lui per proporgli un letto e un un riparo; il tabaccaio dall'altra parte della strada che gli regala sigarette; gente comune che ha imparato a volergli bene offrendogli qualcosa fors'anche solo un momento di compagnia.

Il Comune più volte è intervenuto e lui sempre fa sempre di no con la testa. L'altro ieri un assistente dei servizi sociali, insieme a due agenti di polizia municipale, si è fermata di nuovo alla panchina di Corso Garibaldi per proporre sostegno e cure mediche. Poi è andata al giudice tutelare del Tribunale di Trani per sollecitare di nuovo un provvedimento che aiuti quest'uomo, ora che l'inverno lascia morsi sulla pelle. Il famigerato Tso è da escludere — fanno sapere dal Comune — perché al momento non risulta che la persona sia pericolosa per se stesso e per gli altri.

"In considerazione delle particolari condizioni climatiche di questi ultimi giorni» racconta il sindaco Ninni Gemmato «sono stato in contatto con i Servizi Sociali comunali. Eravamo estremamente preoccupati per le possibili gravi conseguenze sulla sua salute: gli abbiamo proposto, almeno per le ore notturne, un ricovero presso il Centro comunale a bassa soglia "Fuori Orario" di Terlizzi e pur mostrando di comprendere quanto veniva a lui proposto ha fermamente rifiutato qualsiasi intervento. Ora — conclude il sindaco — attendiamo un riscontro da parte delle autorità alle quali ci siamo rivolti per l'individuazione di un provvedimento o di un vero e proprio intervento utile a prevenire eventuali criticità sanitarie, di accoglienza e di sicurezza connesse alla situazione di fragilità sociale in questione».

L'uomo della panchina non vuole nulla di più che star lì, seduto sul suo mondo in miniatura. La gente di qui non si arrende all'idea di aiutarlo. Tant'è. Questa è davvero Terlizzi.

(La Gazzetta del Mezzogiorno)
Il senzatetto di corso Garibaldi
Il senzatetto di corso Garibaldi
Il senzatetto di corso Garibaldi
Il senzatetto di corso Garibaldi