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Cronaca

«Vi racconto il mio travagliato pre-ricovero post-covid al 'Michele Sarcone' di Terlizzi»

Un operatore socio-sanitario, positivo al virus, è rimasto in attesa in ambulanza all'esterno del nosocomio per quarantacinque minuti

Mario (nome di fantasia) è un operatore socio-sanitario, terlizzese doc, risultato positivo al Covid 19 il 14 novembre scorso.
Ci ha raccontato del suo trasferimento al Presidio post-acuzie di Terlizzi avvenuto sabato scorso e della sua lunga attesa nei pressi dello stesso. Una piccola odissea, che però è davvero emblematica di quanto sia difficile questo momento per la Sanità pugliese. Ve la facciamo raccontare dal protagonista, senza alcuna censura. Abbiamo solo trasposto il contenuto dal linguaggio parlato a quello scritto. E ciò che leggerete appare abbastanza sconcertante. Ovviamente, la nostra redazione resta a disposizione per qualsiasi eventuale spiegazione o replica (F.P.).

IL RACCONTO DI UN PRE-RICOVERO FARRAGGINOSO

«Voglio raccontare alla vostra redazione un episodio che mi ha visto protagonista sia sotto l'aspetto umano sia come cittadino terlizzese. Un episodio che da operatore socio-sanitario mi ha ferito davvero e che non avrei mai voluto vivere e narrare. Nel passato ormai remoto ed in quello recente, da terlizzese e da addetto ai lavori, ho fatto tanto affinché il 'Michele Sarcone' ritornasse ad essere operativo. Ed in questa pandemia il nostro nosocomio ha vissuto il momento più buio, vista la chiusura durante il lockdown, per poi essere dichiarato ospedale post-Covid.
Arriviamo alla mia vicenda. Lo scorso 14 novembre sono risultato positivo al covid-19. Dopo tale positività ho affrontato il mio periodo di quarantena con un mio collega. Eravamo di casa a Casamassima, dopo che io avevo lasciato per ragioni di sicurezza la mia famiglia qui a Terlizzi. Il 27 pomeriggio le mie condizioni di salute sono precipitate ed avendo la febbre a 39° ed una forte tosse ho chiamato il servizio 118. Grazie alla celerità di mio fratello infermiere presto attivatosi, sono stato ricoverato nel Reparto Malattie Infettive del Policlinico di Bari, dove tra gli altri lavora mio figlio, anch'egli infermiere. Dopo una settimana di degenza nel capoluogo, mi è stato proposto di essere trasferito in un centro post-covid per riabilitazione respiratoria ed essendo di Terlizzi ho scelto il 'M. Sarcone'.
Sabato, 5 dicembre, è accaduto quanto vado a raccontarvi.
Alle ore 10.00, con tutta la documentazione necessaria ricevuta dal Policlinico ci siamo avviati con l'ambulanza verso il nostro ospedale. Alle 10.30 siamo giunti sulla rampa dell'ex Pronto Soccorso. Uno del personale sanitario che ci aveva accompagnato ha suonato il campanello e dopo tante insistenze (ci siamo nel frattempo chiesti come funzionasse per poter accedere alla struttura), finalmente, dopo una ventina di minuti, la prima presenza umana si è affacciata all'uscio della porticina del Pronto Soccorso. Si trattava di un vigilantes che ci ha riferito che all'interno della struttura non vi era nessuna presenza di personale medico. Noi ovviamente non abbiamo inteso mollare e dopo tre quarti d'ora d'attesa all'esterno, finalmente due colleghi, operatori sanitari in loco, sono venuti ad aprirci.
All'indomani dell'accaduto sono molto amareggiato per questa situazione, poiché non vi è alcuno ad accogliere chi viene già da una situazione particolare quale la battaglia con il Covid. Peccato...e dico questo con dolore perché il tutto è sintomo di disorganizzazione.
Ieri era domenica e ricoveri non ve ne sono stati, ma il lunedì i trasferimenti dai grossi centri verso l'ospedale di Terlizzi torneranno numerosi. Ecco, io spero che il sistema sanitario e la direzione creino una certa accoglienza e che le ambulanze non siano più costrette a girovagare per la struttura, senza meta».
  • ospedale michele sarcone
  • Coronavirus Terlizzi
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