Il 22 maggio di 25 anni fa la scomparsa del presidente Mimmo De Vanna
Il figlio Giuseppe ricorda la sua figura di padre, di uomo di calcio e di imprenditore
giovedì 22 maggio 2025
9.53
Il 22 maggio 2000, durante le ore di lavoro a cui è stato ligio e legato sempre ci lasciò prematuramente Mimmo De Vanna, imprenditore del settore alimentare e presidentissimo del Terlizzi Calcio che il 29 aprile 1990 scrisse la storia ottenendo la promozione nel campionato di Interregionale, attuale serie D (qui il video dei festeggiamenti)
A raccontarci di un uomo che ha dato tanto alla città di Terlizzi è il figlio Giuseppe.
Un aggettivo per Mimmo De Vanna, padre e presidente?
«Tra mille aggettivi, quello che più si attaglia a mio padre è magico. Per chi ha avuto la fortuna di avere Mimmo come padre è difficile spiegare l'emozioni in un'intervista. Ripercorrere i 21 anni di vita vissuti insieme è un'eterna emozione. Divido questi 21 anni in due fasi. La prima, sino al 1990/1991, in cui la mia famiglia ha vissuto in un benessere al di sopra della normale concezione. A questo in molti mi potrebbero replicare "è normale che per te tuo padre era magico, figurati cosa ti dava".
È vero, il bambino Giuseppe, sino agli 11 anni ha ricevuto tantissime cose materiali che moltissimi bambini e ragazzi a quell'età non hanno né avuto e né immaginato minimamente. Ed è anche per questo motivo che mio padre era una persona magica, sembrava uscito dalle favole. Lo stesso fatto di essere il figlio del presidente del Gruppo Sportivo Terlizzi, il Terlizzi Calcio, era una magia. Lo stesso fatto di essere il figlio e il nipote dei De Vanna era magia. Vivevo in un mondo magico a 360°. Mio padre era il mio idolo, il mio eroe, il mio punto di riferimento in tutto. Ricordo che non vedevo l'ora che tornasse a casa dal lavoro per saltargli addosso e farmi abbracciare e sbaciucchiare come solo lui sapeva fare. È stato un padre magico soprattutto perché oltre a trasmettermi affetto e amore, ha saputo insegnarmi il valore della condivisione con i meno fortunati. Mio padre aveva un cuore grande, era un'altruista e alla base della sua educazione c'era l'umiltà e il rispetto verso gli altri, soprattutto verso i più poveri e più deboli».
Ci ha parlato di seconda fase. Ci racconti, siamo curiosi di conoscere le virtù di un grande uomo.
«La seconda fase è stata quella in cui al benessere, sono subentrarti i momenti bui e difficili. Era caduto l'impero dei supermercati dei De Vanna. Proprio in quegli altri nove anni mi sono reso conto di quanto davvero magico fosse mio padre e di quanto io fossi innamorato di lui. Lo ero ancora più di prima. Ormai cominciavo a crescere e, seppur ragazzino, abbiamo cominciato a condividere insieme i problemi, le paure, i pensieri, le confidenze, gli sfoghi e con il passare degli anni anche il lavoro. In questa fase ho capito che tutto l'amore che avevo ricevuto da lui negli anni precedenti doveva essere contraccambiato. Lui aveva bisogno di me ed io avevo bisogno di lui. Sono stati anni in cui nelle difficoltà sono riuscito a godermi mio padre e soprattutto, verso i 16 anni, mi sono reso conto di essere ossessionato, affascinato, ammaliato dalla sua figura e dalla sua voglia di combattere e di trovare sempre la soluzione alternativa. Nel frattempo apprendevo da lui sempre più insegnamenti sia commerciali che di vita».
Eravate padre e figlio in tutto e tra di voi c'era complicità estrema. Ci racconti uno o più aneddoti?
«Ricordo che, mentre i miei amici marinavano la scuola per andare a divertirsi, io non ci andavo a volte perché volevo stare con lui, volevo andargli a dare una mano al lavoro. La sua reazione quando lo chiamavo era quella di correre a prendermi. Ovunque si trovasse, metteva in moto la sua auto e mi raggiungeva e addirittura mi copriva nei confronti della mia assenza a scuola. Naturalmente lui era al corrente che a scuola andavo benissimo e qualche assenza non avrebbe influito sulla mia media.
A 18 anni subentrò l'incubo del servizio di leva obbligatorio e c'erano interrogativi sulla destinazione. Non volevo allontanarmi da papà e seguendo alcuni consigli di un mio cugino coetaneo, riuscii ad arruolarmi volontario facendo il CAR a Barletta senza che mai l'idea di una carriera militare mi sfiorasse. Ad ogni libera uscita serale, papà era fuori dalla caserma ad aspettarmi e stavamo insieme sino al momento in cui dovevo rientrare».
Due parole sul Mimmo De Vanna presidente?
«Per quanto riguarda il Mimmo De Vanna presidente, penso e sono certo che il "magico" non abbia bisogno di racconti. Bastano solo una data, 29 aprile 1990, giorno dell'approdo in Interregionale del suo Terlizzi Calcio, e la stagione successiva, l'annata 1990-91, in cui il Terlizzi si confrontò con club blasonati come l'Ebolitana in cui giocava l'ex Avellino Dirceu, il Cerignola, la Nocerina, la Juve Stabia e altre ancora. Due grandi obiettivi raggiunti. Dopo la sua straordinaria impresa, da buon altruista quale era, volle fare un regalo ad ogni singolo tifoso, giocatore, dirigente, tecnico, collaboratore, ad ogni singolo cittadino terlizzese rivelandosi così più un padre che un presidente per tutti loro.
Sono molto contento che in tutti questi anni non si sia persa occasione di ricordare con vari eventi di ogni genere la figura di mio padre come presidente del Terlizzi Calcio. Ho un solo rammarico che mi ha provocato più delusione che rabbia e riguarda l'intitolazione del campo sportivo. Non è questa la sede per fare polemiche, ma vorrei lanciare un appello a chi di dovere per poter valutare l'ipotesi di intitolare lo stadio comunale a chi, attraverso i propri sacrifici, ha reso grande la città di Terlizzi. Ciao papà tu sei l'altra metà del mio cuore e qua tutta la gente ti vuole bene e ti ricorda con affetto e come un grande uomo».
A raccontarci di un uomo che ha dato tanto alla città di Terlizzi è il figlio Giuseppe.
Un aggettivo per Mimmo De Vanna, padre e presidente?
«Tra mille aggettivi, quello che più si attaglia a mio padre è magico. Per chi ha avuto la fortuna di avere Mimmo come padre è difficile spiegare l'emozioni in un'intervista. Ripercorrere i 21 anni di vita vissuti insieme è un'eterna emozione. Divido questi 21 anni in due fasi. La prima, sino al 1990/1991, in cui la mia famiglia ha vissuto in un benessere al di sopra della normale concezione. A questo in molti mi potrebbero replicare "è normale che per te tuo padre era magico, figurati cosa ti dava".
È vero, il bambino Giuseppe, sino agli 11 anni ha ricevuto tantissime cose materiali che moltissimi bambini e ragazzi a quell'età non hanno né avuto e né immaginato minimamente. Ed è anche per questo motivo che mio padre era una persona magica, sembrava uscito dalle favole. Lo stesso fatto di essere il figlio del presidente del Gruppo Sportivo Terlizzi, il Terlizzi Calcio, era una magia. Lo stesso fatto di essere il figlio e il nipote dei De Vanna era magia. Vivevo in un mondo magico a 360°. Mio padre era il mio idolo, il mio eroe, il mio punto di riferimento in tutto. Ricordo che non vedevo l'ora che tornasse a casa dal lavoro per saltargli addosso e farmi abbracciare e sbaciucchiare come solo lui sapeva fare. È stato un padre magico soprattutto perché oltre a trasmettermi affetto e amore, ha saputo insegnarmi il valore della condivisione con i meno fortunati. Mio padre aveva un cuore grande, era un'altruista e alla base della sua educazione c'era l'umiltà e il rispetto verso gli altri, soprattutto verso i più poveri e più deboli».
Ci ha parlato di seconda fase. Ci racconti, siamo curiosi di conoscere le virtù di un grande uomo.
«La seconda fase è stata quella in cui al benessere, sono subentrarti i momenti bui e difficili. Era caduto l'impero dei supermercati dei De Vanna. Proprio in quegli altri nove anni mi sono reso conto di quanto davvero magico fosse mio padre e di quanto io fossi innamorato di lui. Lo ero ancora più di prima. Ormai cominciavo a crescere e, seppur ragazzino, abbiamo cominciato a condividere insieme i problemi, le paure, i pensieri, le confidenze, gli sfoghi e con il passare degli anni anche il lavoro. In questa fase ho capito che tutto l'amore che avevo ricevuto da lui negli anni precedenti doveva essere contraccambiato. Lui aveva bisogno di me ed io avevo bisogno di lui. Sono stati anni in cui nelle difficoltà sono riuscito a godermi mio padre e soprattutto, verso i 16 anni, mi sono reso conto di essere ossessionato, affascinato, ammaliato dalla sua figura e dalla sua voglia di combattere e di trovare sempre la soluzione alternativa. Nel frattempo apprendevo da lui sempre più insegnamenti sia commerciali che di vita».
Eravate padre e figlio in tutto e tra di voi c'era complicità estrema. Ci racconti uno o più aneddoti?
«Ricordo che, mentre i miei amici marinavano la scuola per andare a divertirsi, io non ci andavo a volte perché volevo stare con lui, volevo andargli a dare una mano al lavoro. La sua reazione quando lo chiamavo era quella di correre a prendermi. Ovunque si trovasse, metteva in moto la sua auto e mi raggiungeva e addirittura mi copriva nei confronti della mia assenza a scuola. Naturalmente lui era al corrente che a scuola andavo benissimo e qualche assenza non avrebbe influito sulla mia media.
A 18 anni subentrò l'incubo del servizio di leva obbligatorio e c'erano interrogativi sulla destinazione. Non volevo allontanarmi da papà e seguendo alcuni consigli di un mio cugino coetaneo, riuscii ad arruolarmi volontario facendo il CAR a Barletta senza che mai l'idea di una carriera militare mi sfiorasse. Ad ogni libera uscita serale, papà era fuori dalla caserma ad aspettarmi e stavamo insieme sino al momento in cui dovevo rientrare».
Due parole sul Mimmo De Vanna presidente?
«Per quanto riguarda il Mimmo De Vanna presidente, penso e sono certo che il "magico" non abbia bisogno di racconti. Bastano solo una data, 29 aprile 1990, giorno dell'approdo in Interregionale del suo Terlizzi Calcio, e la stagione successiva, l'annata 1990-91, in cui il Terlizzi si confrontò con club blasonati come l'Ebolitana in cui giocava l'ex Avellino Dirceu, il Cerignola, la Nocerina, la Juve Stabia e altre ancora. Due grandi obiettivi raggiunti. Dopo la sua straordinaria impresa, da buon altruista quale era, volle fare un regalo ad ogni singolo tifoso, giocatore, dirigente, tecnico, collaboratore, ad ogni singolo cittadino terlizzese rivelandosi così più un padre che un presidente per tutti loro.
Sono molto contento che in tutti questi anni non si sia persa occasione di ricordare con vari eventi di ogni genere la figura di mio padre come presidente del Terlizzi Calcio. Ho un solo rammarico che mi ha provocato più delusione che rabbia e riguarda l'intitolazione del campo sportivo. Non è questa la sede per fare polemiche, ma vorrei lanciare un appello a chi di dovere per poter valutare l'ipotesi di intitolare lo stadio comunale a chi, attraverso i propri sacrifici, ha reso grande la città di Terlizzi. Ciao papà tu sei l'altra metà del mio cuore e qua tutta la gente ti vuole bene e ti ricorda con affetto e come un grande uomo».