Torna “U ciocciə də San Giacchéjnə”, una tradizione riscoperta

Domenica 26 luglio la V edizione

lunedì 20 luglio 2015 12.57
A cura di Rossella Paduanelli
A Terlizzi sono rimaste ancora nella memoria della gente le edizioni della Festa del Ciuccio di San Gioacchino della fine degli anni '70, inizi '80 del secolo scorso, grazie all'impegno di Giuseppe Baldassare. I più grandi ricordano le lontane edizioni in cui un ciuccio di cartapesta, veniva posto, imbottito di petardi, sulle spalle di un buontempone che correva urlando (per il dolore provocato dalle ustioni) lungo le vie cittadine

Grazie all'impegno di Gioacchino Cipriani, alla pervicacia di Rina Mangiatordi Tempesta e al fattivo contributo dei componenti del "Pio Sodalizio Santa Maria di Costantinopoli", la festa, ripresa nel 2011, domenica 26 luglio a partire dalle 19.00, conterà la sua 5^ Edizione non senza difficoltà.

Una festa popolare che ha le sue origini nella notte dei tempi un po' come ammette lo stesso Prof. Caldarola tra realtà e fantasia nel suo libro "U ciocciə də San Giacchéjnə".
Si narra infatti di come, circa trecento anni fa, i terlizzesi su premura della Confraternita di Sant'Ignazio e del Venerato Padre Francesco Paolo Confreda (che del culto di San Gioacchino aveva fatto una delle sue principali attività) e per il diffondersi del nome Gioacchino, abbiano voluto onorare il Santo, padre della Madonna, dinanzi ad un gruppo statuario. Giunto a Terlizzi da Andria, su un calesse trainato da un asino, messi a disposizione da un "proprietario", il gruppo statuario, attraversò il paese dopo aver sostato presso lo stallone dello stesso proprietario, che contrariato da tanta solennità attribuita al Santo, indispettito che il suo primogenito avesse chiamato il figlio Gioacchino e non come lui, geloso in quanto componente della delegazione deputata alla Festa Maggiore, applicò, di nascosto, dei bengala e dei petardi sotto la bardella del povero animale in modo che una volta incendiati, avrebbero mandato in malora i festeggiamenti. Fortunatamente ciò non accadde per intercessione di San Gioacchino, come lo stesso Padre Confreda asserì.
In realtà, la processione si svolse per tutto il 1700 e i primi trent'anni del 1800, allorquando venne sospesa perché ritenuta antiborbonica e quindi sovversiva. Il sospetto sorse per il grande entusiasmo che la popolazione riversava nei confronti di San Gioacchino durante la processione, e si pensava volesse significare un tributo alla risorgimentale, nascente bandiera Italiana, dal momento che San Gioacchino vestiva (e veste tuttora) il mantello rosso, il camice verde, e la cintura bianca: i colori della bandiera italiana.

Una festa che è il preludio a quella più solenne in onore di Maria S.S. di Sovereto, una festa a cui ridare importanza, che certamente contribuirà insieme ad altre manifestazioni culturali tradizionali, alla valorizzazione del nostro paese. - fanno sapere gli organizzatori.

(foto di Francesco de Nicolo)
Il ciuco di San Gioacchino