Sette arresti per l'agguato a colpi di pistola a Terlizzi

Confermata l'ipotesi della faida familiare

venerdì 7 agosto 2015 8.15
Hanno un volto gli autori della sparatoria avvenuta nei pressi di viale dei Garofani, nel pieno centro di Terlizzi, poco più di un mese fa. I Carabinieri della Compagnia di Molfetta hanno dato esecuzione a 7 misure cautelari (5 in carcere, 2 ai domiciliari) emesse del Giudice per le Indagini preliminari di Trani. E non è mancato il finale a sorpresa: i due colpiti, padre e figlio, sono finiti in manette visto che la sera della sparatoria erano anche loro armati fino ai denti e pronti a fare fuoco contro un'altra banda rivale.

Le indagini lampo, coordinate sin da subito dalla Procura della Repubblica di Trani, hanno permesso di fare luce su un grave agguato avvenuto il 30 giugno scorso nel centro di Terlizzi, dove rimasero feriti da diversi colpi di arma da fuoco padre e figlio (BALDASSARRE Giuseppe e Michele, classi '56 e '78). I carabinieri hanno accertato che in realtà le vittime facevano parte di un commando di 4 persone, in tutto padre e tre figli (BALDASSARRE Gioacchino e Vincenzo), armati di kalashnikov e revolver 357 magnum, che si stava recando dal gruppo capeggiato dal vecchio rivale DELLO RUSSO Roberto.

Quest'ultimo assieme ai suoi, era accusato dalla banda rivale, di aver poco prima minacciato il BALDASSARE Vincenzo davanti alla compagna e alla figlia di 10 anni. DELLO RUSSO non si è fatto però sorprendere e, dopo un violento conflitto a fuoco, ha avuto la meglio sparando ai due BALDASSARRE nonostante avessero alzato le mani in segno di resa. Anche DELLO RUSSO è finito in manette con le stesse accuse dei quattro BALDASSARRE. Durante la sparatoria è rimasta anche ferita una passante alla gamba sinistra.

Sullo sfondo una serie interminabile di botta e risposta tra i due gruppi che da tempo si fronteggiavano con minacce e avvertimenti.
I Carabinieri hanno anche fatto luce su un altro episodio accaduto il 15 aprile scorso, allorquando arrestarono due albanesi armati di kalashnikov e pistola. Le successive indagini hanno chiarito che i due, assieme ad un terzo complice albanese, attualmente latitante, avevano pianificato l'omicidio di BALDASSARE Gioacchino, che avrebbe dovuto essere ucciso mentre andava a firmare presso la caserma dei Carabinieri.

Un plauso va alle forze dell'ordine, in particolare ai carabinieri, al comandante della Compagnia di Molfetta Cap. Vito Ingrosso, e al comandante della Tenenza di Terlizzi, Ten. Paolo Milici, per avere condotto così egregiamente le indagini.