Referendum costituzionale, FdI è per il "No"

In ballo c'è la riforma Renzi-Boschi che abolisce il bicameralismo

martedì 28 giugno 2016 17.43
Ancora il referendum costituzionale in primo piano nel dibattito politico cittadino. Dopo la presa di posizione del Partito Democratico di Terlizzi, espressa in una nota, riportiamo integralmente qui di seguito la posizione di Fratelli di Italia che con il coordinatore cittadino Pasquale Ranieri prova a fare chiarezza sui contenuti dell'appuntamento referendario d'autunno.

«Facciamo innanzitutto un po' di chiarezza su un argomento abbastanza complesso. Il referendum costituzionale si terrà in autunno per confermare o respingere la cosiddetta riforma Renzi-Boschi, contenuta nella legge costituzionale approvata dal Parlamento il 12 aprile 2016, concernente «disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione».

La proposta di riforma è stata approvata con una maggioranza inferiore ai due terzi dei componenti di ciascuna camera. Pertanto come prescritto dall'articolo 138 della Costituzione, il provvedimento non è stato direttamente promulgato per dare la possibilità di richiedere un referendum confermativo entro i successivi tre mesi.
Si tratterà del terzo Referendum Costituzionale della storia della Repubblica Italiana dopo quello del 2001 e quello del 2006. Dopo l'approvazione del testo di legge costituzionale, parlamentari di entrambe le camere appartenenti sia alla maggioranza che all'opposizione hanno sfruttato la possibilità di richiedere un referendum confermativo entro tre mesi dalla sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Diversi soggetti hanno annunciato raccolte di firme popolari per il referendum, sia in concorso con il quesito già avanzato sull'intera legge costituzionale sia in riferimento a singole sue parti, nonostante il fatto che sulla praticabilità di un eventuale "spacchettamento" del referendum in più quesiti siano stati avanzati dubbi di ammissibilità in relazione alla prassi derivante dai precedenti e alle previsioni dello stesso articolo 138 della Costituzione, che non fa riferimento a una possibilità di sottoporre a referendum solo parti della legge approvata dalle camere, come invece previsto per i referendum abrogativi.

Fatte queste necessarie precisazioni, il partito FDI AN locale ricorda come la riforma sia nata su iniziativa del Governo, guidato dal leader del Partito Democratico Matteo Renzi, che ha legato al risultato del referendum il suo destino politico. Basti pensare che non tutto il principale partito di maggioranza ha dimostrato un pieno appoggio al disegno di legge costituzionale, con diversi membri della minoranza interna che hanno in particolare mantenuto riserve sulla necessità di cambiare la legge elettorale, in merito al previsto premio di maggioranza a favore del partito più votato a prescindere dall'appartenenza a coalizioni, oltre che criticato la strumentalizzazione di Renzi volta a trasformarlo anche in un voto di fiducia.
Il fronte del NO è costituito oggi da Forza Italia, che nelle prima fase del cammino della riforma in Parlamento lo aveva sostenuto, Lega Nord, Movimento 5 Stelle, Sinistra Ecologia Libertà ed, ovviamente, Fratelli d'Italia -AN.
Le ragioni a sostegno del no, oltre a critiche di metodo sull'approvazione parlamentare e sulla qualità del nuovo testo costituzionale, mettono in luce invece come il nuovo Senato diventi sostanzialmente inutile e come la riduzione dei suoi componenti produca risparmi limitati per le casse pubbliche con una scarsa chiarezza sull'elezione dei senatori e sulle competenze del Senato. Non ci sarebbe neanche il superamento del bicameralismo perfetto nell'iter legislativo di molte tipologie di leggi, cosa che non ridurrebbe affatto i tempi per l'approvazione delle leggi come vogliono far credere!

Non ci sarebbe nemmeno la risoluzione dei conflitti di attribuzione Stato-regioni sulle materie a competenza condivisa con un accentramento anziché un maggiore decentramento.
Dunque si prospetta il rischio di una deriva "autoritaria" come conseguenza del rafforzamento della figura del Governo, legato alla fiducia di una sola camera e che può godere di una corsia preferenziale per i propri disegni di legge, e della nuova legge elettorale in grado di assegnare un'ampia maggioranza parlamentare a un solo partito anche con una vittoria di pochi voti, nel caso raggiunga la soglia prevista per il premio di maggioranza.
In conclusione non si vede alcun motivo valido per cui un cittadino italiano debba confermare con il proprio voto riforme imposte dall'alto da un governo illegittimo perchè non scelto attraverso il voto popolare ma solo con macchinazioni politiche di dubbia validità. Il fronte del SI è solo legato agli interessi personali della maggioranza al potere senza che si veda alcun beneficio per gli Italiani e per la Nazione.
La Vittoria del NO, invece, rappresenterebbe la fine del Governo Renzi, se davvero saprà rispettare la promessa fatta, ma soprattutto l'abrogazione di una riforma "costituzionale" molto lontana dalla volontà del popolo e dai suoi reali interessi!
Il partito Fratelli d'Italia- AN , con le sue componenti locali, si batterà affinchè il fronte del NO prevalga e si inizi un vero cammino di riforme con la ricostruzione del Centro Destra più forte e compatto in cui la leadership venga riconosciuta chiaramente al nostro partito, unico a crescere e radicarsi in tutto il territorio nazionale e scevro da eccessivo moderatismo.»