Quattro giorni di "Contaminazioni" al Mat
Ecco il programma con tutti gli eventi
domenica 24 settembre 2017
8.54
Dal 26 al 29 settembre, al MAT laboratorio urbano di Terlizzi, il Collettivo Zebù, con la collaborazione del Presidio del libro – Terlizzi e di numerosi partner locali e nazionali, presenta "Contaminazioni – Buone pratiche di invasione" un festival incentrato sui tematiche interculturali affrontate attraverso dibattiti, mostre fotografiche, workshop, residenze artistiche, proiezioni, concerti, spettacoli teatrali e incontri con l'autore.
Il festival nasce dall'esigenza di trovare un un modo per superare il clima di disinformazione che spesso alimenta la paura del diverso, dell'altro e dell'altrove. Il collettivo Zebù ha risposto con le modalità che hanno caratterizzato il proprio percorso all'interno del MAT: un luogo da offrire e l'arte da interpellare.
Uno spazio dove incontrare persone, organizzazioni, buone pratiche, espressioni artistiche volenterosi di raccontarsi e non di lasciarsi raccontare.
Di seguito il programma completo delle attività in programma dal 26 al 29 settembre, a partire dalle 18.30 al MAT laboratorio urbano.
26 SETTEMBRE
I become a citizen - workshop di serigrafia a cura di Zebù label
L' integrazione è una delle sfide su cui si gioca il futuro di ognuno di noi. Rispetto a tale tema si possono dare risposte di diversa qualità e diversa efficacia, ma l'esigenza di facilitare l'inserimento e la valorizzazione degli immigrati nella nostra società deve passare necessariamente attraverso l'integrazione culturale e la conoscenza reciproca, salvaguardando i tratti specifici dell'identità di ciascuno e favorendo il riconoscimento ed il rispetto dell' "altro".
I become a citizen vuole essere un progetto, una strategia, che favorisce l'incontro ed il dialogo tra persone che appartengono ad universi culturali diversi, nel tentativo di rendere effettivi i percorsi d'integrazione e di interculturalità. Attraverso il racconto e la rappresentazione grafica contenente una serie di elementi narrativi frutto delle molteplici esperienze, della tradizione culturale di ciascuno, realizzeremo stampe serigrafica su maglia e poster che successivamente verranno messi in mostra e in vendita durante un evento organizzato per l'occasione.
Incontro con l'autore: "Ma quale paradiso?" di Francesca Borri a cura di Presidio del Libro –Terlizzi
Tutti conosciamo qualcuno che è stato alle Maldive. Ma quanti di noi sanno che si tratta di un paese musulmano? E che sono il paese con il più alto numero pro capite di "foreign fighters"? Alle Maldive tutti conoscono qualcuno che è stato in Siria. Nonostante la pretesa universalità del «califfato», i jihadisti sono molto influenzati dai contesti nazionali. Nella scelta di arruolarsi l'emarginazione economica e sociale spesso ha un ruolo più decisivo della religione. Icona del turismo di lusso, sinonimo di paradiso, le Maldive sono in realtà tra le isole più inospitali del pianeta. La popolazione è concentrata nella capitale, Male, una delle città più sovraffollate al mondo, preda di povertà, criminalità, eroina. Dal turismo arrivano miliardi di dollari, che finiscono a una manciata di imprenditori vicini al governo, che non tollera alcun dissenso. In questo reportage non parlano solo i jihadisti. Parlano i loro fratelli, i loro amici. Che anche se non condividono le loro ragioni, non li contrastano, perché non si sentono parte del mondo contro cui combattono. I jihadisti, alle Maldive, non sono degli squilibrati. Sono i nostri autisti e camerieri.
Talk: Incontro con Paolo Andolina – combattente resistenza curda
Paolo Andolina Pachino, 26enne siciliano, ha combattuto nelle Unità di difesa del popolo delle Ypg contro i miliziani dell'Isis. Tornato da qualche tempo in Italia dopo aver trascorso diversi mesi sul fronte in Rojava, ha partecipato alle operazioni di liberazione a Manbij e di avvicinamento a Raqqa, Capitale dello Stato Islamico in Siria. "Sono pronto anche a morire ma so che sto combattendo dalla parte giusta della storia"
Proiezione: "Io sto con la sposa" di Gabriele del Grande, Antonio Augugliaro e Khaled Soliman Al Nassiry
Un poeta palestinese e un giornalista italiano aiutano cinque profughi siriani e palestinesi, arrivati a Milano dopo essere sbarcati a Lampedusa, a raggiungere la Svezia senza essere arrestati dalle autorità. Coinvolgendo allora anche una giovane ragazza siriana con passaporto tedesco il gruppo inscena un corteo nuziale, visto che "nessuno oserebbe mai fermare un corteo nuziale". E così, durante il viaggio di quattro giorni tra Milano e Stoccolma, passando per la Francia, il Lussemburgo, la Germania e la Danimarca, i protagonisti raccontano le loro storie e i loro sogni sperando soprattutto in un futuro senza più né guerre né frontiere.
27 SETTEMBRE
Esposizione della mostra "Con gli occhi di Medici Senza Frontiere" e #MILIONIDIPASSI Experience – a cura di Medici Senza Frontiere
Talk: Intervento di Ulisse Nerini, Gruppo di Medici Senza Frontiere di Bari
La mostra "Con gli occhi di Medici Senza Frontiere" ha come filo conduttore le principali aree di intervento di MSF - conflitti armati, risposta alle emergenze, lotta alle epidemie e all'esclusione dall'assistenza sanitaria – e vuole offrire uno spaccato sull'azione ma anche sulle sfide e i dilemmi affrontati dalla più grande organizzazione medico-umanitaria indipendente al mondo.
Dalla Siria alla Repubblica Centrafricana, dallo Yemen al Nepal, dall'epidemia di Ebola in Africa occidentale alla lotta contro la tubercolosi multiresistente ai farmaci, la mostra ripercorre – attraverso foto di importanti fotografi da sempre vicini a MSF e voci di operatori e pazienti – alcune tappe importanti della storia dell'organizzazione, soffermandosi sui contesti di maggiore attualità, come la crisi dei rifugiati in cerca di protezione in Europa.
Indossando visori 3D di ultima generazione sarà possibile vivere viaggio virtuale nella realtà di milioni di persone in fuga da guerre, catastrofi, epidemie, attraverso estenuanti viaggi via terra e via mare che dalla Siria portano in Grecia, poi lungo i Balcani, e nelle baracche fatiscenti dei campi profughi del Sud Sudan.
Incontro con l'autore: "Il sangue del jihad" – di Nicola Lofoco a cura di Presidio del Libro - Terlizzi
La minaccia del terrorismo internazionale non smette di rendere incerto il nostro futuro. Qual è la differenza tra Al Qaeda, la creatura fondamentalista di Osama Bin Laden, e l'Isis con le sue barbarie? Nicola Lofoco, in quest'opera, illustra innanzitutto il vero senso della parola jihad, troppo spesso strumentalizzata dagli stessi terroristi per scopi criminali e utilizzata in modo inappropriato da tutto il mondo occidentale, a cominciare dai media. Al contempo, con una narrazione chiara e accattivante, ricostruisce la storia di Al Qaeda e dell'Isis, le due organizzazioni che stanno mettendo a ferro e fuoco tutto il Medio Oriente, tra lotte intestine e scissioni interne. Il sangue del jihad, dunque, è un saggio che si rivolge a quanti vogliono approfondire una tematica di scottante attualità, spesso tuttavia affrontata in maniera poco approfondita e superficiale.
Cortometraggio: "Storia di una pallottola" – presentazione e proiezione corto a cura di EMERGENCY
La guerra è una bambina di sette anni con una pallottola in testa, in Afghanistan. Non è la prima e non sarà l'ultima: dopo quindici anni di guerra, le vittime civili continuano ad aumentare. Uno dei medici che ha cercato di curarla si ferma a guardare la pallottola: non si poteva far niente per fermarla, prima che finisse lì? Chi l'ha sparata? Chi l'ha comprata? Chi l'ha venduta? Il viaggio di quella pallottola è uno spunto per allargare lo sguardo alla spirale della guerra, le sue dinamiche, le sue responsabilità. La guerra riguarda tutti noi, e non si può umanizzare: si può solo abolire. Storia di una pallottola è un format che ha scelto diversi linguaggi per raccontare la guerra oggi.
In questa docu-fiction, la voce narrante di Valerio Mastandrea racconta i pensieri di chi, avendo vissuto gli ultimi quindici anni di guerra dal punto di vista del pronto soccorso e della sala operatoria, sa bene che l'unica verità della guerra è la tragedia delle vittime.
Teatro: "Nel mare ci sono i coccodrilli – la vera storia Enaiatollah Akbari" di Christian di Domenico
Enaiatollah è un giovane le cui peripezie cominciano dalla morte del padre, scomparso in un incidente in cui si perderà anche il carico del camion che stava guidando. Un carico prezioso agli occhi dei talebani, che da allora cominceranno a perseguitare la famiglia di Enaiatollah, chiedendolo di fatto come risarcimento per il carico perso. Il ragazzo si nasconde in una buca, ma sta diventando sempre più grande. Così, un giorno, la madre gli dice che dovrà fare un viaggio, lo accompagna in Pakistan, e dopo essersi fatta promettere che diventerà un uomo per bene, lo lascia solo.
Da questo tragico atto di amore hanno inizio la prematura vita adulta di Enaiatollah Akbari e l'incredibile viaggio che lo porterà in Italia passando per l'Iran, la Turchia e la Grecia. Un'odissea che lo ha messo in contatto con la miseria e la nobiltà degli uomini, e che, nonostante tutto, non è riuscita a fargli perdere l'ironia né a cancellargli dal volto il suo formidabile sorriso. Enaiatollah ha infine trovato un posto dove fermarsi e avere la sua età.
Una magnifica parabola che rappresenta uno dei drammi contemporanei più toccanti: le migrazioni di milioni di individui in fuga da territori devastati dalle guerre, in cerca di un miraggio di libertà e di pace. «Nel mare ci sono i coccodrilli» non è non è solo uno spettacolo ma un incontro, una stretta di mano tra noi e la nostra umanità.
28 SETTEMBRE
Narrare per immagini – storie di integrazione con gli illustratori Armin Greder e Roberto Cavone: a cura di SPINE Temporary Small Press Bookstore
Storie di guerra, speranza, dolore, indifferenza e libertà. E in mezzo il mare nella sua duplice veste di nemico/amico. L'informazione e la sensibilizzazione di certi temi passa anche attraverso il tratto di fumettisti e disegnatori. L'associazione culturale Spine affida alla loro maestria fatta immagine la storia di uomini, donne e bambini non troppo lontani da noi.
Talk: Modelli di accoglienza: Molfetta Accogliente con Gabriele Vilardi - Cooperativa Oasi2 con Gianpietro Losapio e Ebrima Leigh – Modello Riace con Vincenza di Schiena e Monica Filograno
Confronto a tre voci tra pratiche di integrazione e accoglienza. La testimonianza portata dalle tre realtà vuole far riflettere sulla necessità di attivare processi di integrazione possibili solo se si crea una virtuosa sinergia tra diversi attori: le istituzioni, le cooperative sociali, la società civile. I destinatari di queste iniziative non sono racchiudibili nella generica ed abusata categoria "migranti", sono anzitutto persone le cui biografie sono strettamente legate ad un progetto migratorio che li porta ad incontrare i nostri territori per abitarli come cittadini, lavoratori, studenti, artisti.
Proiezione: "Dove vanno le nuvole" di Massimo Ferrari
Cosa succede dopo gli sbarchi a Lampedusa? Così parte un viaggio attraverso l'Italia alle prese con la perdurante "emergenza migranti" alla scoperta di modelli di convivenza sorprendenti. Da Treviso a Riace passando attraverso Bologna e Padova, si raccontano le storie e le esperienze di chi ha avuto il coraggio di provare a trasformare la paura in opportunità e l'utopia in realtà. Nel paesino di Riace sembra di vivere in un mondo alla rovescia: gli stranieri sono 400 su 1800 abitanti, hanno ripopolato un paese fantasma, i negozi tornano a vendere e la maggior parte dei riaccesi lavora proprio grazie ai migranti. A Treviso un professore del liceo classico e la sua famiglia decidono di ospitare 6 migranti in casa, primo esempio in Italia, e la vita quotidiana diventa una straordinario laboratorio di convivenza. A Padova ci sono Case a Colori in cui turismo sociale e accoglienza fanno parte di un unico progetto: turisti, migranti e persone in emergenza abitativa coesistono e convivono. A Bologna si incontrano mondi e culture attraverso l'arte del teatro: Pietro, regista della Compagnia Cantieri Meticci, passa giorni e notti a lavorare nei Centri di accoglienza della città per preparare la straordinaria parata all'interno delle vie e delle piazze di Bologna in cui le biciclette si trasformano in velieri. Intanto però i fili tra le persone si tendono e si dipanano, Maurizio e Antonio si conoscono, nasce un'amicizia e poi un viaggio a Riace crea nuove prospettive.
Live: STREGONI - concerto con i migranti con Jhonny Mox, Above the Tree e C+C=Maxigross
Quanto conosciamo delle storie e della musica che arrivano nelle nostre città attraverso i migranti? Stregoni è il tentativo di comprendere attraverso il linguaggio sonoro quello che sta accadendo dentro e fuori dai confini di un continente segnato dalla più grande crisi politica dalla nascita dell'Unione.
Un vero e proprio laboratorio musicale dal vivo, che attraverso una serie di concerti-workshop organizzati sia nei centri profughi che nei club, cerca di raccontare quello che accade ogni giorno non in mare, non ai confini del deserto, ma nelle nostre città. Electro-tribalismo, hip hop, psichedelia, afro e gospel si fondono con la musica che risuona nella cuffie dei migranti respinti alla frontiera. Sul palco assieme a Jhonny Mox, Above the Tree e membri dei C+C=Maxigross ci saranno di volta in volta musicisti di ogni estrazione e provenienza in un vero e proprio laboratorio-live di Stregoneria.
L'obiettivo finale del progetto Stregoni è quello di ripercorrere la strada dei migranti da Lampedusa a Malmoe in un lungo viaggio verso nord realizzando un documentario che possa raccontare un'Europa diversa da quella che chiude le frontiere e che fino ad ora si è mostrata incapace di dare una risposta politica forte a questa emergenza umanitaria mondiale.
29 SETTEMBRE
Talk: Presentazione progetto Ghetti a cura di Medici con l'Africa CUAMM Bari
Nata nel 1950, Medici con l'Africa Cuamm è la prima ong in campo sanitario riconosciuta in Italia (in base alla Legge della cooperazione del 1972) e la più grande organizzazione italiana per la promozione e la tutela della salute delle popolazioni africane. Realizza progetti a lungo termine in un'ottica di sviluppo, intervenendo con questo approccio anche in situazioni di emergenza, per garantire servizi di qualità accessibili a tutti. A tale scopo si impegna nella formazione in Italia e in Africa delle risorse umane dedicate, nella ricerca e divulgazione scientifica in ambito tecnico di cooperazione sanitaria, nell'affermazione del diritto umano fondamentale alla salute per tutti, anche dei gruppi più marginali, diffondendo nelle istituzioni e nell'opinione pubblica i valori della solidarietà e della cooperazione tra i popoli, della giustizia e della pace.
Proiezione cortometraggio: "Jululu" di Michele Cinque con Yvan Sagnet
Jululu è un viaggio musicale in un angolo di Africa nel sud Italia, nelle vaste piane coltivate a pomodoro nella provincia di Foggia. Badara Seck, musicista griot senegalese, come una guida sciamanica, attraversa questi luoghi alla ricerca di Jululu, l'anima collettiva africana, fino ad arrivare in uno dei ghetti dove si riversano i lavoratori agricoli immigrati per la stagione della raccolta. Yvan Sagnet, importante esponente delle rivolte dei braccianti in Italia, è la voce del film e attraverso i suoi pensieri la critica sociale dal ghetto si estende fino all'intero sistema economico che determina le condizioni di una nuova schiavitù.
Spettacolo di TeatroDanza – "I figli del Mare" a cura di Pauline Dumora e della troupe Cuore Bianco
Doumbia, Nabi, Djouldé, Moussa, Mohamed, Mamadou, Jacob, Peterson sono ragazzi dei Centri di accoglienza di Carovigno e di San Vito dei Normanni. Loro, figli del mare, non sono attori ma sono diventati attori delle proprie vite, migranti per necessità. Sono partiti senza nulla, con la voglia di salvarsi e sono arrivati qua dopo tante strade, tante vite in una. Loro che hanno appena 25 anni, ancora sono così piccoli e già così grandi.
Questo spettacolo è un viaggio attraverso la morte e la rinascita. Un'epopea moderna affinché il nostro sguardo ritrovi il vero senso della famiglia umana.
" Avanti figli ! Andate senza piu pensare alle vostre mamme ! Ormai la vostra famiglia è chi vi sta accanto. "
Cena Sociale - a cura di Sfrutta Zero
ll progetto SFRUTTAZERO, è nato dalla collaborazione di tre realtà associative che operano al Sud Italia, Diritti a Sud (Nardò, LE), Solidaria (Bari) e Osservatorio Migranti Basilicata, per affermare e tutelare i diritti delle persone straniere che vivono nei nostri territori, cercando di facilitare il loro non sempre facile processo di integrazione.
Sfruttazero nasce dalla collaborazione e dall'impegno di giovani italiani e stranieri motivati dal portare avanti il comune obiettivo di contrastare il triste fenomeno dello sfruttamento del lavoro. Il progetto è attivato nel settore dell'agricoltura, settore in cui lo sfruttamento assume purtroppo le pesanti vesti del caporalato e della riduzione in schiavitù. Il loro lavoro è nella primavera 2015 grazie ad un crowdfunding lanciato sulla piattaforma produzionidalbasso.com. Curando tutta la filiera produttiva, producono una buonissima passata di pomodoro, pulita, perchè trasformata da pomodori non trattati ed etica, perchè rispettosa dei lavoro delle persone.
MOSTRE
#Milionidipassi – mostra di illustrazioni a cura di Illustri Festival
Illustri ha realizzato, in collaborazione con MSF, 13 opere ispirate illustrate alla campagna #Milionidipassi promossa da MSF per sensibilizzare l'opinione pubblica sul dramma delle popolazioni in fuga da guerre, persecuzioni e povertà. Le illustrazioni sono di Anna e Elena Balbusso, Chiara Dattola , Francesco Bongiorni, Francesco Poroli, Gianluca Folí, Gloria Pizzilli, Marina Marcolin, Teo Berton, Noma Bar, Paolo D'altan, Riccardo Guasco, Schout, Simone Massoni.
MEDITERRANEO - illustrazioni di Armin Greder
Un corpo senza vita. Uno dei tanti nelle acque del Mediterraneo, del nostro mare. Osceno pasto di pesci che imbandiranno le nostre tavole. Commensali, nostri commensali, voraci mercanti di morte. Cariche d'armi, le loro navi, sicure, solcheranno da nord a sud le acque del Mediterraneo, del nostro mare. Armeranno mani fratricide, dilaniando e svuotando villaggi, regioni, stati. In fuga, carovane di uomini donne bambini attraverseranno deserti di sabbia e di pietre. Un barcone il miraggio, un insicuro barcone, per solcare da sud a nord le acque del Mediterraneo, del nostro mare. E spesso, sempre più spesso, a naufragare non sono solo le speranze.
Con gli occhi di Medici senza Frontiere - mostra fotografica
La mostra "Con gli occhi di Medici Senza Frontiere", ha come filo conduttore le principali aree di intervento di MSF - conflitti armati, risposta alle emergenze, lotta alle epidemie e all'esclusione dall'assistenza sanitaria – e vuole offrire uno spaccato sull'azione ma anche sulle sfide e i dilemmi affrontati dalla più grande organizzazione medico-umanitaria indipendente al mondo, che nel 1999 è stata insignita del Premio Nobel per la pace.
Dalla Siria alla Repubblica Centrafricana, dallo Yemen al Nepal, dall'epidemia di Ebola in Africa occidentale alla lotta contro la tubercolosi multiresistente ai farmaci, la mostra ripercorre – attraverso foto di importanti fotografi da sempre vicini a MSF e voci di operatori e pazienti – alcune tappe importanti della storia dell'organizzazione, soffermandosi sui contesti di maggiore attualità, come la crisi dei rifugiati in cerca di protezione in Europa.
Second Reception – mostra fotografica di Marco Sacco a cura di Cacciatori d'ombra
I flussi migratori, intensificatisi soprattutto negli ultimi anni, sono il sintomo più evidente dell'instabilità politica di numerosi Paesi che si affacciano sul Mare Nostrum e dell'Africa subsahariana.
La posizione strategica dell'Italia all'interno del bacino mediterraneo favorisce l'approdo di molti migranti che scelgono proprio le vie del mare per raggiungere il Bel Paese, che quasi mai però rappresenta la loro meta definitiva, ma vuole essere semplicemente un corridoio verso altri Paesi dell'Unione Europea, nella speranza di un'esistenza migliore.
Dopo lo sbarco in veri e propri "porti umani", quali ad esempio quelli di Lampedusa e Marsala, il sistema di accoglienza italiano si articola in due fasi: la prima ha luogo nei centri di prima accoglienza governativi, la seconda, quella che effettivamente dovrebbe far sì che vengano attivati servizi volti a fornire assistenza e protezione ai rifugiati, prosegue all'interno dello SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) o, come spesso avviene, sfocia in soluzioni di ambigua legalità e di dubbia garanzia di una vita dignitosa. Le foto, a sostegno della denuncia dello stato nel quale versano edifici ed occupanti, fanno parte di un progetto in fase di crescita che ha come fine ultimo la documentazione della condizione e del dramma di queste individui che, partiti dal Sud del Mondo con la speranza di una vita migliore verso il più prospero Nord, si trovano invece bloccati in una nazione che difficilmente potrà garantire loro un'alternativa migliore.
Diaspora portrait - una lettura della diaspora eritrea nella fotografia vernacolare – di Michela Frontino
La condivisione degli album di una famiglia emigrata a Bari negli anni della Diaspora, offre lo spunto visivo e teorico per riflettere sul nostro modo di guardare l'altro, sull'identità dei soggetti delle foto, su come abbiano voluto rappresentarsi, su chi avrebbero voluto essere e su come, invece, erano visti e considerati fuori e dentro la propria comunità. Quali ragioni, dunque, hanno spinto un certo tipo di rappresentazione fotografica? Può tale rappresentazione sottendere il passaggio tra micro e macro-storia? Affrontare questo tipo di argomenti significa riflettere sulla soggettività e sullo status sociale di chi è ritratto e su cosa questi significhino all'interno dei processi storici in atto.
Blanket – mostra fotografica di Maria Pansini
In Italia gran parte dei braccianti agricoli impiegati nelle raccolte stagionali di pomodori, olive, patate, arance sono immigrati. Il lavoro nei campi è duro, sottopagato, quasi mai sotto regolare contratto.
Gli immigrati che lavorano in questo settore restano nomadi, ogni due o tre mesi cambiano zona seguendo le stagioni, non hanno fissa dimora, si accampano nelle baraccopoli che sorgono nei pressi delle piantagioni oppure in ruderi abbandonati nelle campagne, privi di elettricità e acqua corrente; qualche volta i comuni interessati dal fenomeno migratorio dei braccianti predispongono tendopoli .
La situazione più critica si registra in pieno inverno quando il lavoro diminuisce e il freddo sopraggiunge a rendere ancor più disagiata la vita di questi lavoratori.
Ho conosciuto un gruppo di braccianti provenienti dal Sudan e dal Ciad, erano accampati in un vecchio edificio abbandonato poco fuori città, poi è sopraggiunta la neve e l'amministrazione comunale di Terlizzi (BA) li ha ospitati in un dormitorio. Li ho visitati quotidianamente per i due mesi che sono rimasti lì, ho conosciuto le loro storie, frammenti di vite difficili segnate dalla distanza e dalla precarietà.
Ho chiesto infine di ritrarli e ho scelto di farlo con lo sfondo della loro coperta, spesso unico riparo dal freddo, dalla luce, dal mondo esterno.
Dayoff – mostra fotografica a cura di Oasi 2
Cos'è per te rifugio? Siamo partiti da questa domanda per cominciare un percorso emotivo-narrativo sulla Giornata del Rifugiato rivolto agli ospiti della Comunità Oasi 2, finalizzato alla realizzazione di un'esposizione fotografica che mostri la presenza dello straniero nella concretezza del quotidiano e al di là della retorica mediatica.
Day Off è il giorno di riposo: un momento per fermarsi e riflettere. Tutto nasce dai loro occhi. Occhi curiosi, che interrogano, scrutano, temono, si fidano, rincorrono, attendono… Si fermano. Tanti sguardi, istantanee inespresse. Poche parole, difficile esprimersi nella nostra lingua, meglio guardare e tacere… Ogni tanto una parola, ma perlopiù tacere.
Day off, nel giorno di riposo diamo loro spazio, tempo e luogo. I protagonisti sono loro, gli ospiti della Comunità Oasi 2. I loro stessi smartphone e qualche macchinetta usa e getta e via si parte a catturare immagini, finalmente fermarle su carta e potersi narrare, raccontare sé e il loro mondo con i loro occhi.
Info: collettivozebu@gmail.com - 3479651622
Il festival nasce dall'esigenza di trovare un un modo per superare il clima di disinformazione che spesso alimenta la paura del diverso, dell'altro e dell'altrove. Il collettivo Zebù ha risposto con le modalità che hanno caratterizzato il proprio percorso all'interno del MAT: un luogo da offrire e l'arte da interpellare.
Uno spazio dove incontrare persone, organizzazioni, buone pratiche, espressioni artistiche volenterosi di raccontarsi e non di lasciarsi raccontare.
Di seguito il programma completo delle attività in programma dal 26 al 29 settembre, a partire dalle 18.30 al MAT laboratorio urbano.
26 SETTEMBRE
I become a citizen - workshop di serigrafia a cura di Zebù label
L' integrazione è una delle sfide su cui si gioca il futuro di ognuno di noi. Rispetto a tale tema si possono dare risposte di diversa qualità e diversa efficacia, ma l'esigenza di facilitare l'inserimento e la valorizzazione degli immigrati nella nostra società deve passare necessariamente attraverso l'integrazione culturale e la conoscenza reciproca, salvaguardando i tratti specifici dell'identità di ciascuno e favorendo il riconoscimento ed il rispetto dell' "altro".
I become a citizen vuole essere un progetto, una strategia, che favorisce l'incontro ed il dialogo tra persone che appartengono ad universi culturali diversi, nel tentativo di rendere effettivi i percorsi d'integrazione e di interculturalità. Attraverso il racconto e la rappresentazione grafica contenente una serie di elementi narrativi frutto delle molteplici esperienze, della tradizione culturale di ciascuno, realizzeremo stampe serigrafica su maglia e poster che successivamente verranno messi in mostra e in vendita durante un evento organizzato per l'occasione.
Incontro con l'autore: "Ma quale paradiso?" di Francesca Borri a cura di Presidio del Libro –Terlizzi
Tutti conosciamo qualcuno che è stato alle Maldive. Ma quanti di noi sanno che si tratta di un paese musulmano? E che sono il paese con il più alto numero pro capite di "foreign fighters"? Alle Maldive tutti conoscono qualcuno che è stato in Siria. Nonostante la pretesa universalità del «califfato», i jihadisti sono molto influenzati dai contesti nazionali. Nella scelta di arruolarsi l'emarginazione economica e sociale spesso ha un ruolo più decisivo della religione. Icona del turismo di lusso, sinonimo di paradiso, le Maldive sono in realtà tra le isole più inospitali del pianeta. La popolazione è concentrata nella capitale, Male, una delle città più sovraffollate al mondo, preda di povertà, criminalità, eroina. Dal turismo arrivano miliardi di dollari, che finiscono a una manciata di imprenditori vicini al governo, che non tollera alcun dissenso. In questo reportage non parlano solo i jihadisti. Parlano i loro fratelli, i loro amici. Che anche se non condividono le loro ragioni, non li contrastano, perché non si sentono parte del mondo contro cui combattono. I jihadisti, alle Maldive, non sono degli squilibrati. Sono i nostri autisti e camerieri.
Talk: Incontro con Paolo Andolina – combattente resistenza curda
Paolo Andolina Pachino, 26enne siciliano, ha combattuto nelle Unità di difesa del popolo delle Ypg contro i miliziani dell'Isis. Tornato da qualche tempo in Italia dopo aver trascorso diversi mesi sul fronte in Rojava, ha partecipato alle operazioni di liberazione a Manbij e di avvicinamento a Raqqa, Capitale dello Stato Islamico in Siria. "Sono pronto anche a morire ma so che sto combattendo dalla parte giusta della storia"
Proiezione: "Io sto con la sposa" di Gabriele del Grande, Antonio Augugliaro e Khaled Soliman Al Nassiry
Un poeta palestinese e un giornalista italiano aiutano cinque profughi siriani e palestinesi, arrivati a Milano dopo essere sbarcati a Lampedusa, a raggiungere la Svezia senza essere arrestati dalle autorità. Coinvolgendo allora anche una giovane ragazza siriana con passaporto tedesco il gruppo inscena un corteo nuziale, visto che "nessuno oserebbe mai fermare un corteo nuziale". E così, durante il viaggio di quattro giorni tra Milano e Stoccolma, passando per la Francia, il Lussemburgo, la Germania e la Danimarca, i protagonisti raccontano le loro storie e i loro sogni sperando soprattutto in un futuro senza più né guerre né frontiere.
27 SETTEMBRE
Esposizione della mostra "Con gli occhi di Medici Senza Frontiere" e #MILIONIDIPASSI Experience – a cura di Medici Senza Frontiere
Talk: Intervento di Ulisse Nerini, Gruppo di Medici Senza Frontiere di Bari
La mostra "Con gli occhi di Medici Senza Frontiere" ha come filo conduttore le principali aree di intervento di MSF - conflitti armati, risposta alle emergenze, lotta alle epidemie e all'esclusione dall'assistenza sanitaria – e vuole offrire uno spaccato sull'azione ma anche sulle sfide e i dilemmi affrontati dalla più grande organizzazione medico-umanitaria indipendente al mondo.
Dalla Siria alla Repubblica Centrafricana, dallo Yemen al Nepal, dall'epidemia di Ebola in Africa occidentale alla lotta contro la tubercolosi multiresistente ai farmaci, la mostra ripercorre – attraverso foto di importanti fotografi da sempre vicini a MSF e voci di operatori e pazienti – alcune tappe importanti della storia dell'organizzazione, soffermandosi sui contesti di maggiore attualità, come la crisi dei rifugiati in cerca di protezione in Europa.
Indossando visori 3D di ultima generazione sarà possibile vivere viaggio virtuale nella realtà di milioni di persone in fuga da guerre, catastrofi, epidemie, attraverso estenuanti viaggi via terra e via mare che dalla Siria portano in Grecia, poi lungo i Balcani, e nelle baracche fatiscenti dei campi profughi del Sud Sudan.
Incontro con l'autore: "Il sangue del jihad" – di Nicola Lofoco a cura di Presidio del Libro - Terlizzi
La minaccia del terrorismo internazionale non smette di rendere incerto il nostro futuro. Qual è la differenza tra Al Qaeda, la creatura fondamentalista di Osama Bin Laden, e l'Isis con le sue barbarie? Nicola Lofoco, in quest'opera, illustra innanzitutto il vero senso della parola jihad, troppo spesso strumentalizzata dagli stessi terroristi per scopi criminali e utilizzata in modo inappropriato da tutto il mondo occidentale, a cominciare dai media. Al contempo, con una narrazione chiara e accattivante, ricostruisce la storia di Al Qaeda e dell'Isis, le due organizzazioni che stanno mettendo a ferro e fuoco tutto il Medio Oriente, tra lotte intestine e scissioni interne. Il sangue del jihad, dunque, è un saggio che si rivolge a quanti vogliono approfondire una tematica di scottante attualità, spesso tuttavia affrontata in maniera poco approfondita e superficiale.
Cortometraggio: "Storia di una pallottola" – presentazione e proiezione corto a cura di EMERGENCY
La guerra è una bambina di sette anni con una pallottola in testa, in Afghanistan. Non è la prima e non sarà l'ultima: dopo quindici anni di guerra, le vittime civili continuano ad aumentare. Uno dei medici che ha cercato di curarla si ferma a guardare la pallottola: non si poteva far niente per fermarla, prima che finisse lì? Chi l'ha sparata? Chi l'ha comprata? Chi l'ha venduta? Il viaggio di quella pallottola è uno spunto per allargare lo sguardo alla spirale della guerra, le sue dinamiche, le sue responsabilità. La guerra riguarda tutti noi, e non si può umanizzare: si può solo abolire. Storia di una pallottola è un format che ha scelto diversi linguaggi per raccontare la guerra oggi.
In questa docu-fiction, la voce narrante di Valerio Mastandrea racconta i pensieri di chi, avendo vissuto gli ultimi quindici anni di guerra dal punto di vista del pronto soccorso e della sala operatoria, sa bene che l'unica verità della guerra è la tragedia delle vittime.
Teatro: "Nel mare ci sono i coccodrilli – la vera storia Enaiatollah Akbari" di Christian di Domenico
Enaiatollah è un giovane le cui peripezie cominciano dalla morte del padre, scomparso in un incidente in cui si perderà anche il carico del camion che stava guidando. Un carico prezioso agli occhi dei talebani, che da allora cominceranno a perseguitare la famiglia di Enaiatollah, chiedendolo di fatto come risarcimento per il carico perso. Il ragazzo si nasconde in una buca, ma sta diventando sempre più grande. Così, un giorno, la madre gli dice che dovrà fare un viaggio, lo accompagna in Pakistan, e dopo essersi fatta promettere che diventerà un uomo per bene, lo lascia solo.
Da questo tragico atto di amore hanno inizio la prematura vita adulta di Enaiatollah Akbari e l'incredibile viaggio che lo porterà in Italia passando per l'Iran, la Turchia e la Grecia. Un'odissea che lo ha messo in contatto con la miseria e la nobiltà degli uomini, e che, nonostante tutto, non è riuscita a fargli perdere l'ironia né a cancellargli dal volto il suo formidabile sorriso. Enaiatollah ha infine trovato un posto dove fermarsi e avere la sua età.
Una magnifica parabola che rappresenta uno dei drammi contemporanei più toccanti: le migrazioni di milioni di individui in fuga da territori devastati dalle guerre, in cerca di un miraggio di libertà e di pace. «Nel mare ci sono i coccodrilli» non è non è solo uno spettacolo ma un incontro, una stretta di mano tra noi e la nostra umanità.
28 SETTEMBRE
Narrare per immagini – storie di integrazione con gli illustratori Armin Greder e Roberto Cavone: a cura di SPINE Temporary Small Press Bookstore
Storie di guerra, speranza, dolore, indifferenza e libertà. E in mezzo il mare nella sua duplice veste di nemico/amico. L'informazione e la sensibilizzazione di certi temi passa anche attraverso il tratto di fumettisti e disegnatori. L'associazione culturale Spine affida alla loro maestria fatta immagine la storia di uomini, donne e bambini non troppo lontani da noi.
Talk: Modelli di accoglienza: Molfetta Accogliente con Gabriele Vilardi - Cooperativa Oasi2 con Gianpietro Losapio e Ebrima Leigh – Modello Riace con Vincenza di Schiena e Monica Filograno
Confronto a tre voci tra pratiche di integrazione e accoglienza. La testimonianza portata dalle tre realtà vuole far riflettere sulla necessità di attivare processi di integrazione possibili solo se si crea una virtuosa sinergia tra diversi attori: le istituzioni, le cooperative sociali, la società civile. I destinatari di queste iniziative non sono racchiudibili nella generica ed abusata categoria "migranti", sono anzitutto persone le cui biografie sono strettamente legate ad un progetto migratorio che li porta ad incontrare i nostri territori per abitarli come cittadini, lavoratori, studenti, artisti.
Proiezione: "Dove vanno le nuvole" di Massimo Ferrari
Cosa succede dopo gli sbarchi a Lampedusa? Così parte un viaggio attraverso l'Italia alle prese con la perdurante "emergenza migranti" alla scoperta di modelli di convivenza sorprendenti. Da Treviso a Riace passando attraverso Bologna e Padova, si raccontano le storie e le esperienze di chi ha avuto il coraggio di provare a trasformare la paura in opportunità e l'utopia in realtà. Nel paesino di Riace sembra di vivere in un mondo alla rovescia: gli stranieri sono 400 su 1800 abitanti, hanno ripopolato un paese fantasma, i negozi tornano a vendere e la maggior parte dei riaccesi lavora proprio grazie ai migranti. A Treviso un professore del liceo classico e la sua famiglia decidono di ospitare 6 migranti in casa, primo esempio in Italia, e la vita quotidiana diventa una straordinario laboratorio di convivenza. A Padova ci sono Case a Colori in cui turismo sociale e accoglienza fanno parte di un unico progetto: turisti, migranti e persone in emergenza abitativa coesistono e convivono. A Bologna si incontrano mondi e culture attraverso l'arte del teatro: Pietro, regista della Compagnia Cantieri Meticci, passa giorni e notti a lavorare nei Centri di accoglienza della città per preparare la straordinaria parata all'interno delle vie e delle piazze di Bologna in cui le biciclette si trasformano in velieri. Intanto però i fili tra le persone si tendono e si dipanano, Maurizio e Antonio si conoscono, nasce un'amicizia e poi un viaggio a Riace crea nuove prospettive.
Live: STREGONI - concerto con i migranti con Jhonny Mox, Above the Tree e C+C=Maxigross
Quanto conosciamo delle storie e della musica che arrivano nelle nostre città attraverso i migranti? Stregoni è il tentativo di comprendere attraverso il linguaggio sonoro quello che sta accadendo dentro e fuori dai confini di un continente segnato dalla più grande crisi politica dalla nascita dell'Unione.
Un vero e proprio laboratorio musicale dal vivo, che attraverso una serie di concerti-workshop organizzati sia nei centri profughi che nei club, cerca di raccontare quello che accade ogni giorno non in mare, non ai confini del deserto, ma nelle nostre città. Electro-tribalismo, hip hop, psichedelia, afro e gospel si fondono con la musica che risuona nella cuffie dei migranti respinti alla frontiera. Sul palco assieme a Jhonny Mox, Above the Tree e membri dei C+C=Maxigross ci saranno di volta in volta musicisti di ogni estrazione e provenienza in un vero e proprio laboratorio-live di Stregoneria.
L'obiettivo finale del progetto Stregoni è quello di ripercorrere la strada dei migranti da Lampedusa a Malmoe in un lungo viaggio verso nord realizzando un documentario che possa raccontare un'Europa diversa da quella che chiude le frontiere e che fino ad ora si è mostrata incapace di dare una risposta politica forte a questa emergenza umanitaria mondiale.
29 SETTEMBRE
Talk: Presentazione progetto Ghetti a cura di Medici con l'Africa CUAMM Bari
Nata nel 1950, Medici con l'Africa Cuamm è la prima ong in campo sanitario riconosciuta in Italia (in base alla Legge della cooperazione del 1972) e la più grande organizzazione italiana per la promozione e la tutela della salute delle popolazioni africane. Realizza progetti a lungo termine in un'ottica di sviluppo, intervenendo con questo approccio anche in situazioni di emergenza, per garantire servizi di qualità accessibili a tutti. A tale scopo si impegna nella formazione in Italia e in Africa delle risorse umane dedicate, nella ricerca e divulgazione scientifica in ambito tecnico di cooperazione sanitaria, nell'affermazione del diritto umano fondamentale alla salute per tutti, anche dei gruppi più marginali, diffondendo nelle istituzioni e nell'opinione pubblica i valori della solidarietà e della cooperazione tra i popoli, della giustizia e della pace.
Proiezione cortometraggio: "Jululu" di Michele Cinque con Yvan Sagnet
Jululu è un viaggio musicale in un angolo di Africa nel sud Italia, nelle vaste piane coltivate a pomodoro nella provincia di Foggia. Badara Seck, musicista griot senegalese, come una guida sciamanica, attraversa questi luoghi alla ricerca di Jululu, l'anima collettiva africana, fino ad arrivare in uno dei ghetti dove si riversano i lavoratori agricoli immigrati per la stagione della raccolta. Yvan Sagnet, importante esponente delle rivolte dei braccianti in Italia, è la voce del film e attraverso i suoi pensieri la critica sociale dal ghetto si estende fino all'intero sistema economico che determina le condizioni di una nuova schiavitù.
Spettacolo di TeatroDanza – "I figli del Mare" a cura di Pauline Dumora e della troupe Cuore Bianco
Doumbia, Nabi, Djouldé, Moussa, Mohamed, Mamadou, Jacob, Peterson sono ragazzi dei Centri di accoglienza di Carovigno e di San Vito dei Normanni. Loro, figli del mare, non sono attori ma sono diventati attori delle proprie vite, migranti per necessità. Sono partiti senza nulla, con la voglia di salvarsi e sono arrivati qua dopo tante strade, tante vite in una. Loro che hanno appena 25 anni, ancora sono così piccoli e già così grandi.
Questo spettacolo è un viaggio attraverso la morte e la rinascita. Un'epopea moderna affinché il nostro sguardo ritrovi il vero senso della famiglia umana.
" Avanti figli ! Andate senza piu pensare alle vostre mamme ! Ormai la vostra famiglia è chi vi sta accanto. "
Cena Sociale - a cura di Sfrutta Zero
ll progetto SFRUTTAZERO, è nato dalla collaborazione di tre realtà associative che operano al Sud Italia, Diritti a Sud (Nardò, LE), Solidaria (Bari) e Osservatorio Migranti Basilicata, per affermare e tutelare i diritti delle persone straniere che vivono nei nostri territori, cercando di facilitare il loro non sempre facile processo di integrazione.
Sfruttazero nasce dalla collaborazione e dall'impegno di giovani italiani e stranieri motivati dal portare avanti il comune obiettivo di contrastare il triste fenomeno dello sfruttamento del lavoro. Il progetto è attivato nel settore dell'agricoltura, settore in cui lo sfruttamento assume purtroppo le pesanti vesti del caporalato e della riduzione in schiavitù. Il loro lavoro è nella primavera 2015 grazie ad un crowdfunding lanciato sulla piattaforma produzionidalbasso.com. Curando tutta la filiera produttiva, producono una buonissima passata di pomodoro, pulita, perchè trasformata da pomodori non trattati ed etica, perchè rispettosa dei lavoro delle persone.
MOSTRE
#Milionidipassi – mostra di illustrazioni a cura di Illustri Festival
Illustri ha realizzato, in collaborazione con MSF, 13 opere ispirate illustrate alla campagna #Milionidipassi promossa da MSF per sensibilizzare l'opinione pubblica sul dramma delle popolazioni in fuga da guerre, persecuzioni e povertà. Le illustrazioni sono di Anna e Elena Balbusso, Chiara Dattola , Francesco Bongiorni, Francesco Poroli, Gianluca Folí, Gloria Pizzilli, Marina Marcolin, Teo Berton, Noma Bar, Paolo D'altan, Riccardo Guasco, Schout, Simone Massoni.
MEDITERRANEO - illustrazioni di Armin Greder
Un corpo senza vita. Uno dei tanti nelle acque del Mediterraneo, del nostro mare. Osceno pasto di pesci che imbandiranno le nostre tavole. Commensali, nostri commensali, voraci mercanti di morte. Cariche d'armi, le loro navi, sicure, solcheranno da nord a sud le acque del Mediterraneo, del nostro mare. Armeranno mani fratricide, dilaniando e svuotando villaggi, regioni, stati. In fuga, carovane di uomini donne bambini attraverseranno deserti di sabbia e di pietre. Un barcone il miraggio, un insicuro barcone, per solcare da sud a nord le acque del Mediterraneo, del nostro mare. E spesso, sempre più spesso, a naufragare non sono solo le speranze.
Con gli occhi di Medici senza Frontiere - mostra fotografica
La mostra "Con gli occhi di Medici Senza Frontiere", ha come filo conduttore le principali aree di intervento di MSF - conflitti armati, risposta alle emergenze, lotta alle epidemie e all'esclusione dall'assistenza sanitaria – e vuole offrire uno spaccato sull'azione ma anche sulle sfide e i dilemmi affrontati dalla più grande organizzazione medico-umanitaria indipendente al mondo, che nel 1999 è stata insignita del Premio Nobel per la pace.
Dalla Siria alla Repubblica Centrafricana, dallo Yemen al Nepal, dall'epidemia di Ebola in Africa occidentale alla lotta contro la tubercolosi multiresistente ai farmaci, la mostra ripercorre – attraverso foto di importanti fotografi da sempre vicini a MSF e voci di operatori e pazienti – alcune tappe importanti della storia dell'organizzazione, soffermandosi sui contesti di maggiore attualità, come la crisi dei rifugiati in cerca di protezione in Europa.
Second Reception – mostra fotografica di Marco Sacco a cura di Cacciatori d'ombra
I flussi migratori, intensificatisi soprattutto negli ultimi anni, sono il sintomo più evidente dell'instabilità politica di numerosi Paesi che si affacciano sul Mare Nostrum e dell'Africa subsahariana.
La posizione strategica dell'Italia all'interno del bacino mediterraneo favorisce l'approdo di molti migranti che scelgono proprio le vie del mare per raggiungere il Bel Paese, che quasi mai però rappresenta la loro meta definitiva, ma vuole essere semplicemente un corridoio verso altri Paesi dell'Unione Europea, nella speranza di un'esistenza migliore.
Dopo lo sbarco in veri e propri "porti umani", quali ad esempio quelli di Lampedusa e Marsala, il sistema di accoglienza italiano si articola in due fasi: la prima ha luogo nei centri di prima accoglienza governativi, la seconda, quella che effettivamente dovrebbe far sì che vengano attivati servizi volti a fornire assistenza e protezione ai rifugiati, prosegue all'interno dello SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) o, come spesso avviene, sfocia in soluzioni di ambigua legalità e di dubbia garanzia di una vita dignitosa. Le foto, a sostegno della denuncia dello stato nel quale versano edifici ed occupanti, fanno parte di un progetto in fase di crescita che ha come fine ultimo la documentazione della condizione e del dramma di queste individui che, partiti dal Sud del Mondo con la speranza di una vita migliore verso il più prospero Nord, si trovano invece bloccati in una nazione che difficilmente potrà garantire loro un'alternativa migliore.
Diaspora portrait - una lettura della diaspora eritrea nella fotografia vernacolare – di Michela Frontino
La condivisione degli album di una famiglia emigrata a Bari negli anni della Diaspora, offre lo spunto visivo e teorico per riflettere sul nostro modo di guardare l'altro, sull'identità dei soggetti delle foto, su come abbiano voluto rappresentarsi, su chi avrebbero voluto essere e su come, invece, erano visti e considerati fuori e dentro la propria comunità. Quali ragioni, dunque, hanno spinto un certo tipo di rappresentazione fotografica? Può tale rappresentazione sottendere il passaggio tra micro e macro-storia? Affrontare questo tipo di argomenti significa riflettere sulla soggettività e sullo status sociale di chi è ritratto e su cosa questi significhino all'interno dei processi storici in atto.
Blanket – mostra fotografica di Maria Pansini
In Italia gran parte dei braccianti agricoli impiegati nelle raccolte stagionali di pomodori, olive, patate, arance sono immigrati. Il lavoro nei campi è duro, sottopagato, quasi mai sotto regolare contratto.
Gli immigrati che lavorano in questo settore restano nomadi, ogni due o tre mesi cambiano zona seguendo le stagioni, non hanno fissa dimora, si accampano nelle baraccopoli che sorgono nei pressi delle piantagioni oppure in ruderi abbandonati nelle campagne, privi di elettricità e acqua corrente; qualche volta i comuni interessati dal fenomeno migratorio dei braccianti predispongono tendopoli .
La situazione più critica si registra in pieno inverno quando il lavoro diminuisce e il freddo sopraggiunge a rendere ancor più disagiata la vita di questi lavoratori.
Ho conosciuto un gruppo di braccianti provenienti dal Sudan e dal Ciad, erano accampati in un vecchio edificio abbandonato poco fuori città, poi è sopraggiunta la neve e l'amministrazione comunale di Terlizzi (BA) li ha ospitati in un dormitorio. Li ho visitati quotidianamente per i due mesi che sono rimasti lì, ho conosciuto le loro storie, frammenti di vite difficili segnate dalla distanza e dalla precarietà.
Ho chiesto infine di ritrarli e ho scelto di farlo con lo sfondo della loro coperta, spesso unico riparo dal freddo, dalla luce, dal mondo esterno.
Dayoff – mostra fotografica a cura di Oasi 2
Cos'è per te rifugio? Siamo partiti da questa domanda per cominciare un percorso emotivo-narrativo sulla Giornata del Rifugiato rivolto agli ospiti della Comunità Oasi 2, finalizzato alla realizzazione di un'esposizione fotografica che mostri la presenza dello straniero nella concretezza del quotidiano e al di là della retorica mediatica.
Day Off è il giorno di riposo: un momento per fermarsi e riflettere. Tutto nasce dai loro occhi. Occhi curiosi, che interrogano, scrutano, temono, si fidano, rincorrono, attendono… Si fermano. Tanti sguardi, istantanee inespresse. Poche parole, difficile esprimersi nella nostra lingua, meglio guardare e tacere… Ogni tanto una parola, ma perlopiù tacere.
Day off, nel giorno di riposo diamo loro spazio, tempo e luogo. I protagonisti sono loro, gli ospiti della Comunità Oasi 2. I loro stessi smartphone e qualche macchinetta usa e getta e via si parte a catturare immagini, finalmente fermarle su carta e potersi narrare, raccontare sé e il loro mondo con i loro occhi.
Info: collettivozebu@gmail.com - 3479651622