Luca Leovino: «I parrucchieri non possono resistere a un altro mese di chiusura»

Il rischio è che molti ricorrano al lavoro nero

mercoledì 29 aprile 2020 0.24
A cura di Vincenza Urbano
Da quasi due mesi a questa parte, nessuna giornata soddisfacente e proficua si è registrata per i lavoratori del campo estetico. E così continuerà purtroppo fino al 1° giugno, data indicata dal Governo Conte per la fatidica riapertura dei saloni di bellezza. A raccontarci la frustrazione dovuta all'impossibilità di lavorare è Luca Leovino, parrucchiere terlizzese di trentadue anni, titolare del salone di acconciatura ed estetica "Ma Jeunesse" sito nel nostro paese.

Luca svolge appassionatamente il mestiere di hair stylist da ben diciotto anni. Era poco più che tredicenne quando ha cominciato a seguire la sua vocazione e, dopo un decennio da collaboratore, ha intrapreso un percorso di imprenditoria personale.

Sconcerto e disappunto sono le emozioni provate all'emanazione del nuovo decreto del premier Conte lo scorso 26 aprile, atteso tra l'altro con molta ansia, poiché le indiscrezioni che si erano susseguite nei giorni precedenti facevano ben sperare in una ripartenza intorno all'11 o al 18 maggio. E, invece, le aspettative sono state largamente deluse.

«Il disappunto è legato maggiormente alla disuguaglianza mostrata nel trattamento delle diverse categorie lavorative, declassando quella di parrucchieri ed estetiste, quasi ritenendola superflua per la vita di tutti i giorni», ci spiega Luca alquanto amareggiato, «A mio avviso il nostro mestiere non deve essere considerato solo garante della cura "estetica"ed "esterna" della persona ma anche e soprattutto del benessere psicofisico dell'individuo».

Alle difficoltà causate dalla stasi della "fase 1" che hanno ridotto le risorse economiche e i risparmi di moltissimi nuclei familiari, l'ulteriore rischio che potrebbe paventarsi è quello di prolungare la penuria economica in corso, qualora dovesse ripresentarsi un picco di contagi.

L'allentamento del lockdown, a partire dal 4 maggio, infatti, potrebbe comportare da parte di taluni la trasgressione delle norme di distanziamento sociale, così da innalzare nuovamente la curva dei soggetti positivi e condurre a rinnovare la proroga di chiusura per i settori della cura della persona.

«In aggiunta a questo, a mio parere, gli scarsi e tardivi sovvenzionamenti da parte dello Stato rischiano di indebitare e indebolire ancor di più noi piccoli imprenditori, non consentendoci di coprire le "spese vive" che un'attività in proprio comporta. Mi riferisco a utenze, affitto, acquisti di macchinari all'avanguardia e molto altro», è la forte preoccupazione del nostro concittadino.

Per non parlare poi dell'incremento di lavoro nero che in una situazione di miseria e di disperazione si rende una conseguenza tangibile per garantirsi il pane a casa. «Non da ultimo bisogna considerare il pericolo di forme di"sciacallaggio" da parte di colleghi, i quali, violando il divieto di lavoro impostoci, offrano ugualmente il proprio servizio in luoghi e con modalità inappropriati pur di guadagnare lo stretto necessario per sostentarsi (la nostra cronaca di oggi riporta il caso di una donna multata, ndr)».

Luca si sta già attivando per adottare tutte le misure precauzionali da adottare al rientro lavorativo. Si sta adoperando nell'acquisto di dispositivi di sicurezza, quali dispenser di igienizzante mani, guanti monouso, visiera plastificata per sé e per il personale, oltre a una serie di particolari accorgimenti quotidiani.

Fermo l'esclusivo lavoro su appuntamento, sarà assicurata la disinfezione e detersione delle superfici dopo ogni prestazione, nonché il mantenimento delle distanze di sicurezza tra le clienti. «Sarebbe auspicabile un decentramento del potere decisionale a livello regionale e comunale per un possibile anticipo di apertura della nostra categoria data la diminuzione di contagi registrata nella nostra regione».