Immigrati e rifugiati: "Stiamo vivendo un disastro umanitario" - LE FOTO DELLA VEGLIA DIOCESANA

Nella concattedrale di Terlizzi la veglia diocesana di preghiera per la pace

lunedì 29 gennaio 2018 8.05
Si è tenuta nella concattedrale di Terlizzi, ieri sera, la veglia di preghiera per la pace organizzata dalla diocesi di Molfetta-Terlizzi-Giovinazzo-Ruvo (nell'ambito delle iniziativa per il 25esimo anniversario della morte di don Tonino Bello) e dedicata a "Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace". Prima una breve marcia partita da piazza Cavour, poi la veglia in concattedrale con il vescovo mons. Domenico Cornacchia, don Gianni De Robertis direttore nazionale di "Migrantes" e mons. Giovanni Ricchiuti, presidente di Pax Crhisti. Sui banchi, in prima fila, il sindaco di Terlizzi Ninni Gemmato e gli altri rappresentanti dei comuni della diocesi.

Stiamo vivendo un disastro umanitario. Questa è la realtà che viene fuori man mano che i vari relatori si succedono sull'altare. Il tema è quello delle migliaia di migranti che negli ultimi anni sbarcano in Italia (e in generale nel sud Europa) in condizioni disumane, dopo viaggi estenuanti e drammatici. Lo sguardo è rivolto alle condizioni in cui vivono in Italia una volta approdati sulla nostra terra. Il direttore di Migrantes racconta storie di donne nordafricane riempite di ormoni per entrare forzatamente in menopausa e poter essere violentate senza il rischio di gravidanze; storie di uomini che muoiono soffocati con mani e avambracci fratturati nel tentativo di salvarsi dalle stive dei barconi della morte. Storie di donne, uomini e bambini che ogni giorno attraversano il braccio di Mediterraneo che separa l'Italia dal Nord Africa. Storie che, sottolinea Ricchiuti, non sono così lontane da quella Shoah che proprio qualche giorno fa è stata celebrata in tutto il mondo.

Solo un comune su sette, rammenta ancora don Gianni De Robertis, si attiva per l'assistenza ai migranti: eppure è uno dei pochi fronti da cui si combatte questo dramma umanitario. Mons. Ricchiuti invita tutti, singoli cittadini, famiglie, comunità parrocchiali, a fare qualcosa nel proprio piccolo per sostenere l'accoglienza,

Sullo sfondo della cerimonia restano le parole di Papa Francesco pronunciate nel corso della Giornata Mondiale della Pace. Brani che si riassumono nella quattro parole che scandiscono la veglia: "accoglienza, protezione, promozione, integrazione", anelli di una stessa catena che devono reggersi insieme tra loro, fa notare De Robertis, per poter offrire un' «accoglienza intelligente».

Il vescovo Cornacchia si sofferma sul significato di rifugiato e su come la parola rifugio si riferisca alla ricerca di un posto sicuro. A conclusione dell'incontro ha poi consegnato il messaggio di pace del Papa ai quattro sindaci della diocesi.