«Non mi sono mai sentito un eroe, ho fatto solo il mio lavoro». Il vigile investito da una bomba va in pensione

Le congratulazioni da parte dell'amministrazione comunale

lunedì 27 agosto 2018 7.02
Il prossimo primo settembre sarò l'ultimo giorno di lavoro per Gioacchino De Sario - Nino per amici e colleghi - maresciallo della polizia locale in servizio a Terlizzi dal lontano 1982. Dopo ben trentasei anni passati insieme ai suoi colleghi a sorvegliare le strade di Terlizzi e la sicurezza dei terlizzesi, De Sario va in pensione.

Nel 1993 De Sario suo malgrado divenne un simbolo di Terlizzi e di quella stagione: fu lui, infatti, a trovarsi ad allontanare i passanti e i dipendenti del Comune di Terlizzi da quell'auto sospetta ferma in piazza. «Non mi sono mai sentito un eroe, mai. Ho solo fatto il mio lavoro cercando di risolvere un problema in quel momento» racconta oggi il maresciallo De Sario senza riuscire a trattenere l'emozione. In una intervista rilasciata alla Gazzetta del Mezzogiorno dice chiaramente che si sente miracolato, ma non un eroe.

Fu l'unico investito da quel pallone da rugby gonfio di tritolo. «Di quella mattina ricordo solo le urla e le sirene delle ambulanze». La portiera che lui stesso aprì per controllare il bollo dell'assicurazione, per verificare chi fosse il proprietario di quell'auto, fu scaraventata insieme a lui a decine di metri di distanza, fecendogli persino da scudo e salvandogli la vita. De Sario fu sottoposto a intervento chirurgico nell'ospedale di Terlizzi, ricette una benemerenza dal ministro dell'Interno mentre gli ricostruivano una mano nuova con la pelle presa da una gamba. Salvi anche gli occhi, a dispetto delle cicatrici che ancora oggi solcano un lembo del suo volto: «Sottopelle sono rimaste ancora delle schegge di vetro, stanno lì buone, si sono fatte una casetta. I medici mi spiegarono che alcuni di quei frammenti di vetro era più prudente lasciarli lì ché non mi avrebbero dato alcun fastidio. All'epoca - ricorda De Sario - nell'ospedale di Terlizzi c'erano le migliori eccellenze pugliesi in fatto di chirurgia plastica e nell'oculistica».

Era la stagione delle autobomba a Capaci e in via D'Amelio. A Terlizzi, il consiglio comunale era stato sciolto per infiltrazioni mafiose da appena qualche mese. «Eppure - rammenta De Sario - nessuno di noi avrebbe mai immaginato che in una cittadina di 27 mila abitanti potesse accadere una cosa simile. Cosa ho provato quel giorno? Non ho mai avvertito la sensazione del dolore, solo il gelo addosso. Ricordo che sentivo freddo e speravo che qualcuno mi coprisse. E poi la luce e il boato».

Per quel fatto cinque persone furono condannate. Cinque «pesci piccoli», gli esecutori. Dei mandanti, del movente, dei destinatari di quell'ordigno non si è mai saputo nulla.
Le lacrime contagiano anche i suoi colleghi. «E' un riferimento per tutti», dice il collega e amico Nino Barione. Il sindaco Ninni Gemmato ringrazia pubblicamente De Sario: «La sua vicenda è l'esempio di un eroismo civile, semplice, quotidiano, spogliato di ogni facile retorica, di cui oggi il nostro Paese ha tanto bisogno».
Nel frattempo, Nino De Sario passerà il tempo della pensione concentrandosi sulla sua famiglia, sui due figli e sulla nipotina: «Andrò in campagna, mi dedicherò alla mia famiglia e alla mia passione del modellismo. Terlizzi mi vedrà sempre presente e per i miei colleghi sarò sempre prodigo di consigli».