Il Maestro Antonio Volpe, dalla pittura alla vita privata

“Voglia ed Audacia” è la nuova mostra allestita nella Saletta delle Esposizioni

mercoledì 26 agosto 2015 8.47
A cura di Vincenza Urbano
Alla veneranda età di novantuno anni, il Maestro Antonio Volpe ha rinnovato, ancora una volta, con la sua amata Terlizzi, l'onorabile impegno di allestire nella Saletta delle Esposizioni sita in Corso Vittorio Emanuele, la mostra pittorica che racconta della sua lunga e prolifica carriera artistica.

Inaugurata il 7 Agosto, dal titolo "Voglia ed Audacia", gli oli su tela ripercorrono i temi cari al Maestro: raffigurazioni a sfondo bucolico che disegnano petali variopinti e paesaggi ameni; scene di vita quotidiana trascorsa ed attuale intrise di un intimo amore per le proprie radici; immagini tratte da tristi ma vividi ricordi di giorni spesi nei lager tedeschi e polacchi in un ormai lontano secondo conflitto mondiale. "Ho preso parte alle mostre sin dalla sua prima esposizione, ovvero da metà degli anni Settanta. Anche quest'anno, sono stato fiero di affiancarlo in una tradizione così entusiasmante e di alto valore intellettuale.", afferma Gero Grassi, deputato terlizzese del Partito Democratico, "Il Maestro lascia a noi e alle future generazioni una vastissima eredità culturale, frutto di un lavoro solerte e di un indiscusso sacrificio. I suoi quadri riproducono la nostra Terlizzi, celebrando il suo fascino in un tripudio di colori ed emozioni".

Antonio Volpe è un artista eclettico, multiforme e dal talento ingegnoso che fluttua armoniosamente tra i viluppi delle sue notorie abilità pittoriche e le sinuosità del suo animo. I suoi meravigliosi occhi blu lasciano trasparire un'anima nobile e ricca, attraverso la quale trova espressione la sua arte. Le sue creazioni sembrano prender vita, dispiegandosi al di là della tela, catapultando l'osservatore in una realtà altra e diversa rispetto a quella meramente fattuale: in un'escalation di percezioni, si coglie il simbolico gioco di voluta introspezione contrapponendo ed equilibrando, allo stesso tempo, la vita alla dipartita, la bellezza alla miseria, la letizia all'afflizione. Il genio del Maestro si è plasmato essenzialmente da autodidatta, in un connubio vincente di istinto e riflessione, indotto dalla bramosia di scoprire e sperimentare.

L'originalità che lo contraddistingue lo ha premiato notevolmente: Volpe si è conquistato, non senza fatica, uno spazio in molti volumi dedicati all'arte del XX secolo, tra questi ricordiamo "Artisti Famosi nel mondo" e "I grandi maestri del XX secolo" che lo annoverano accanto a pittori di elevata calibratura come Renoir, Van Gogh e De Chirico. Numerosi i riconoscimenti conseguiti tra titoli, medaglie d'oro, diplomi ed onorificenze. Le sue esposizioni si sono succedute con sommo successo in Puglia, in Italia e all'estero come in Inghilterra ed in Spagna, incantando in ogni dove gli spettatori.

Antonio Volpe è, sì, un pittore che ama celebrare il trionfo della natura, ma è anche un concittadino che ha patito le sofferenze della seconda guerra mondiale quando, da giovanissimo, non ancora ventenne è partito da soldato per servire la patria. Il Maestro s'è raccontato a cuore aperto a Terlizziviva, facendo dono della sua preziosa biografia – edita quest'inverno – "Classe 1924. La guerra, la prigionia. Il ritorno alla vita e…all'Arte", in cui ha messo su carta particolari inediti della sua vita, accettando di raccontare ciò che accadde in quei giorni di straziante prigionia. Dai lavori forzati, alla costante ed estenuante ricerca del cibo, alle continue umiliazioni subite con conseguente perdita d'identità e di dignità di uomo, il racconto, è "proiettato nella speranza e nella esaltazione della vita". Emerge, con vibrante attaccamento alla sua terra del sud, l'annosa questione della diatriba tra Italia Meridionale e Settentrionale, evidenziata con toni forti nelle pagine del Maestro "Non posso però dimenticare che subivamo anche grandi umiliazioni e disprezzo dai nostri connazionali settentrionali, pur essi prigionieri ma che spesso non nascondevano la loro cattiveria verso i meridionali. Ci consideravamo italiani di serie B e sottosviluppati, chiamandoci terròn, marocchini, 'terra da pipa'. Loro se la passavano un po' meglio di noi meridionali, perché ricevevano i pacchi dalle famiglie; l'Italia era divisa in due, e noi del sud fummo dimenticati, ignorati da tutti." Gero Grassi si pronuncia a proposito del libro "La biografia del Maestro si inserisce in una positiva tradizione libraria cittadina. A Terlizzi si producono ottimi libri e quello di Volpe rientra tra questi, anche perché racconta una storia che non è possibile dimenticare".

Risale solo a Marzo di quest'anno l'approvazione all'unanimità da parte dell'amministrazione della proposta di donazione del Maestro di venti delle sue opere. Da diverso tempo infatti, Volpe chiedeva a cuore aperto di poter omaggiare la sua Terlizzi con i suoi quadri. Nonostante sia stato fatto questo importante passo, nulla ancora si dice in merito alla loro collocazione, ad esempio in Pinacoteca, luogo fortemente auspicato dal Maestro per il legame affettivo che rappresenta: infatti il nostro oltre ad averci studiato, vi ha anche insegnato da docente di disegno ornato.