Guastamacchia al Fronte dei ribelli:"Tacciare di omofobia è diventata una moda"

Continuano le polemiche sull'adesione della regione Puglia al progetto "Ready"

mercoledì 4 novembre 2015 16.06
Continuano lo scambio di battute tra favorevoli e contrari all'adesione della Regione Puglia al progetto Ready, rete nazionale delle pubbliche amministrazioni anti discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere.
Dopo la nota diffusa nei gironi scorsi dal C.A.S. Fronte dei ribelli, con la quale si criticavano le proteste di Forza Italia, giunge la replica del dirigente nazionale del gruppo giovanile del partito, Vittorio Guastamacchia.

"Ritengo - chiarisce subito Guastamacchia - che sia un dovere prima che un diritto potersi esprimere, così come sancito dai nostri padri costituenti nell' art. 21 "Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione". Prima di dispensare film da guardare c'è da partire dalle basi stabilite dalla nostra Costituzione.
Nessun ragazzo o ragazza del nostro movimento giovanile ha intenzione di discriminare, né di essere istigatori di violenza, anche solo verbale. Tacciare di omofobia oggi è diventata una moda."
"Da sempre i maître à penser culturali hanno utilizzato la guerra delle parole per introdurre subdolamente i concetti funzionali alla loro perversa e distruttiva visione del mondo. - continua - Purtroppo, la progressiva assuefazione senza alcun orgoglio critico di una parte della popolazione, banalizza la parola fino a farla entrare nell'uso comune e "politicamente corretto" in cui assume un significato di "facciata" solamente finalizzato ad evitare ogni discussione intorno al concetto con il doppio risultato di ammorbare, addormentandole, ancora di più le coscienze."
"La nostra manifestazione e il nostro dissenso trovano fondamento nell' art. 29 e 30 della nostra Costituzione rubricati tra i diritti e doveri dei cittadini, al titolo II abbiamo i "rapporti etico-sociali" e cioè "La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio" e "È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio". La finalità del nostro dissenso mira ad evitare ciò che è accaduto nelle scuole di Trieste dove i genitori hanno espresso la propia contrarietà all'iniziativa che ha come obiettivo anticipare il più possibile l'insegnamento al rispetto di genere tramite il superamento degli stereotipi con il "Gioco del Rispetto"; il quale prevede che i bambini e le bambine «nominino i genitali» e si scambino i vestiti. Progetto che oltre a non avere alcuna funzione pedagogica, risulta completamente inadatto, ancor più perché rivolto a bimbi in età prescolare di 3-4 anni. Invitamo pertanto tutti i cittadini a vigilare e a fare atteniozione a ciò che avviene nei programmi scolastici.
Questi messaggi hanno fatto si che anche i social network, come facebook, prima in USA e oggi anche in Italia, permettessero di impostare la propria identità di genere sul profilo e di scegliere fra più di 58 varianti. Non solo più semplicemente "uomo" o "donna": la terza categoria è "personalizzata" e consente di autodefinirsi secondo la sfumatura che più si accosta al proprio essere, che più ci rappresenta (le canoniche "bigender", "transessuale", "fluido", "agender", "intersessuale");Naturalmente questo non è uno scherzo.
La maggioranza silenziosa si è incontrata con un milione di amici, laici, cattolici, mussulmani, il 20 giugno in piazza San Giovanni per dimostrare che esiste chi non si abitua ad un cambiamento se non porta in sé un messaggio positivo, dimostrando che una società naturale c'è, e osservando l'attacco di cui è vittima non possiamo indietrggiare."