Crisi settore olivicolo, il Comitato Liberi Agricoltori Terlizzesi chiede intervento istituzioni
Una lunga nota in cui si palesano le difficoltà e si lancia un grido d'allarme per l'intera categoria
venerdì 5 novembre 2021
Una nota per far sentire la voce degli agricoltori di Terlizzi, soprattutto di coloro i quali sono alle prese con la difficile situazione del settore olivicolo, trainante con quello floricolo, per l'economia cittadina, schiacciato tra siccità, Xylella che è arrivata alle porte di Bari e aumento dei costi di fertilizzanti e fitofarmaci.
Il 3 novembre scorso una lunga riunione del CLAT - Comitato Liberi Agricoltori Terlizzesi ha portato alla deliberazione di una linea di condotta che intende promuovere un dialogo immediato con le istituzioni, ma che non esclude affatto uno sciopero generale se queste ultime non ascolteranno la voce del settore.
Di seguito pertanto vi proponiamo lo scritto inviatoci dal presidente Francesco Malerba.
«Lo scrivente Comitato "Liberi Agricoltori Terlizzesi" riunitosi nella giornata del 3 novembre 2021 si è animatamente confrontato sulla difficile situazione che il mondo dell'olivicoltura Barese sta affrontando all'alba della nuova campagna olivicola 2021/2022.
I produttori provengono da una annata molto difficile con costi di produzione altissimi. La siccità che si è protratta da marzo 2021 ha indotto i produttori a sostenere ingenti costi per l'irrigazione al fine di tutelare la produzione. A ciò bisogna aggiungere l'aumento esponenziale dei costi dei fertilizzanti, fitofarmaci, gasolio e manodopera, per non parlare degli innumerevoli costi per gli adempimenti amministrativi sulla sicurezza sul lavoro.
A fronte di ciò, ad oggi si registra una resa di olio extravergine di oliva che oscilla tra i 10-13kg al quintale, che non contribuisce alla vendita delle olive a prezzi dignitosi. I produttori si vedono costretti a vendere sotto costo il loro prodotto, con un prezzo delle olive irrigate che oscillano tra i 35/40Euro al quintale e un prezzo dell'olio tra i 380/410Euro/q con previsioni sempre più in ribasso. Questa situazione, se dovesse protrarsi nel tempo, porterebbe il settore ad una crisi economico/sociale senza precedenti.
Al momento l'unica soluzione per contenere e arginare questa situazioni di grave difficoltà, sarebbe ritardare la raccolta delle olive di qualche settimana, con la speranza che nei prossimi mesi ci sia un aumento della resa e quindi del prezzo delle olive. Non si dimentichi, però, che tale misura tuttavia, pregiudicherebbe anche la prossima campagna olivicola, in quanto le piante si troverebbero in una situazione di stress vegetativo tale da compromettere la produzione delle nuove olive.
Chiediamo, quindi, urgentemente un incontro con tutte le istituzioni cittadine affinchè senza alcuna strumentalizzazione politica portino sui tavoli di concertazione regionali e nazionali la voce di tanti agricoltori ormai sull'orlo del baratro.
In particolar modo si invita il governo e l'Unione europea a cambiare il modo in cui la produzione dell'olio è regolamentata, per contribuire a mantenere i prezzi coerenti da un anno all'altro. Ciò fornirebbe ai produttori la stabilità finanziaria di cui hanno bisogno per salvaguardare non solo la produzione, ma anche il paesaggio rurale e la rete sociale di reddito coinvolta.
Se tali speranze venissero disilluse si preannuncia uno sciopero generale del settore per la tutela del lavoro e della dignità sociale dei lavoratori».
Il 3 novembre scorso una lunga riunione del CLAT - Comitato Liberi Agricoltori Terlizzesi ha portato alla deliberazione di una linea di condotta che intende promuovere un dialogo immediato con le istituzioni, ma che non esclude affatto uno sciopero generale se queste ultime non ascolteranno la voce del settore.
Di seguito pertanto vi proponiamo lo scritto inviatoci dal presidente Francesco Malerba.
«Lo scrivente Comitato "Liberi Agricoltori Terlizzesi" riunitosi nella giornata del 3 novembre 2021 si è animatamente confrontato sulla difficile situazione che il mondo dell'olivicoltura Barese sta affrontando all'alba della nuova campagna olivicola 2021/2022.
I produttori provengono da una annata molto difficile con costi di produzione altissimi. La siccità che si è protratta da marzo 2021 ha indotto i produttori a sostenere ingenti costi per l'irrigazione al fine di tutelare la produzione. A ciò bisogna aggiungere l'aumento esponenziale dei costi dei fertilizzanti, fitofarmaci, gasolio e manodopera, per non parlare degli innumerevoli costi per gli adempimenti amministrativi sulla sicurezza sul lavoro.
A fronte di ciò, ad oggi si registra una resa di olio extravergine di oliva che oscilla tra i 10-13kg al quintale, che non contribuisce alla vendita delle olive a prezzi dignitosi. I produttori si vedono costretti a vendere sotto costo il loro prodotto, con un prezzo delle olive irrigate che oscillano tra i 35/40Euro al quintale e un prezzo dell'olio tra i 380/410Euro/q con previsioni sempre più in ribasso. Questa situazione, se dovesse protrarsi nel tempo, porterebbe il settore ad una crisi economico/sociale senza precedenti.
Al momento l'unica soluzione per contenere e arginare questa situazioni di grave difficoltà, sarebbe ritardare la raccolta delle olive di qualche settimana, con la speranza che nei prossimi mesi ci sia un aumento della resa e quindi del prezzo delle olive. Non si dimentichi, però, che tale misura tuttavia, pregiudicherebbe anche la prossima campagna olivicola, in quanto le piante si troverebbero in una situazione di stress vegetativo tale da compromettere la produzione delle nuove olive.
Chiediamo, quindi, urgentemente un incontro con tutte le istituzioni cittadine affinchè senza alcuna strumentalizzazione politica portino sui tavoli di concertazione regionali e nazionali la voce di tanti agricoltori ormai sull'orlo del baratro.
In particolar modo si invita il governo e l'Unione europea a cambiare il modo in cui la produzione dell'olio è regolamentata, per contribuire a mantenere i prezzi coerenti da un anno all'altro. Ciò fornirebbe ai produttori la stabilità finanziaria di cui hanno bisogno per salvaguardare non solo la produzione, ma anche il paesaggio rurale e la rete sociale di reddito coinvolta.
Se tali speranze venissero disilluse si preannuncia uno sciopero generale del settore per la tutela del lavoro e della dignità sociale dei lavoratori».