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Strage treni, sette nuovi indagati quasi tutti dipendenti di Ferrotramviaria

La Procura di Trani vuole simulare l'incidente

Ci sono sette nuovi indagati nell'ambito dell'inchiesta sulla strage ferroviaria avvenuta sulla tratta di Ferrotramviaria Andria-Corato il 12 luglio scorso nella quale morirono 23 persone tra cui il capotreno terlizzese Albino De Nicolo e un'altra donna originaria di Terlizzi. Il procuratore Francesco Giannella della procura di Trani ha notificato delle informazioni di garanzia a nuovi indagati, quasi tutti dipendenti di Ferrotramviaria.

Si tratta di Giulio Roselli (dirigente della divisione infrastruttura di Ferrotramviaria spa), Giovanni Cassano (coordinatore ufficio responsabile dell'unità formazione e regolamenti rete sociale), Antonio Galesi (capo unità tecnica, responsabile dell'unità tecnica movimento stazioni), Tommaso Zonno (coordinatore responsabile unità tecnica trazione e scorta ferrovia), Vito Mastrodonato (dirigente responsabile divisione passeggeri), Francesco Schiraldi (Cuot) ed Enrico Maria Pasquini, presidente della società fino al 2013 (oggi il suo posto è occupato da Gloria Pasquini, già indagata). A tutti e sette vengono addebitate le contestazioni di disastro ferroviario e omicidio colposo plurimo, già attribuite ai primi sei indagati per la vicenda.

Il nuovo reato contestato a vario titolo agli indagati nell'inchiesta della Procura di Trani sul disastro ferroviario che il 12 luglio scorso ha causato la morte di 23 persone, riguarda l'aver omesso "la collocazione di impianti e apparecchiature tecnologiche deputate alla protezione della marcia dei treni (Blocco Elettrico Automatico ovvero Blocco Conta Assi) idonei a prevenire ed evitare il disastro ferroviario". Secondo la magistratura tranese "tale omissione determinava la collisione" tra i due treni che invece viaggiavano "in regime di circolazione regolata da blocco telefonico".

Ai dirigenti della società si contesta, inoltre, di aver contribuito a causare l'incidente, o meglio "di non averlo impedito", commettendo una serie di omissioni relative alla corretta informazione sulle norme che riguardano la sicurezza dei lavoratori e dei fruitori del servizio ferroviario. In particolare "pur consapevoli del grave e concreto rischio per la salute e la sicurezza, evidenziato anche dalle risultanze delle inchieste disciplinari" a carico di sei dipendenti della società ferroviaria risalenti agli anni 2005-2014, gli indagati avrebbero omesso "di sollecitare i capi stazione al rispetto delle disposizioni del regolamento di circolazione treni con particolare riferimento all'esatto svolgimento della procedura prevista per il blocco telefonico" e soprattutto "di informare compiutamente i propri dipendenti in merito ai rischi connessi a tale sistema di gestione della circolazione specialmente in caso di errore umano, così da sensibilizzarli allo scrupoloso e puntuale rispetto della procedura, limitando il rischio derivante dalle sempre possibili (e già registrate dalla concreta esperienza) approssimazioni e distrazioni".

La procura di Trani avrebbe contestato a Pasquini e Roselli il reato di "rimozione od omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro", che prevede la pena della reclusione fino a 10 anni. La nuova ipotesi di reato (articolo 437 del Codice Penale) farebbe riferimento al sistema di sicurezza del 'blocco telefonico' - ritenuto dai pm "obsoleto ed assolutamente insicuro" - presente sulla tratta in cui si verificò lo scontro frontale tra i due treni. Nell'incidente morirono 23 persone e altre 50 rimasero ferite.
La procura di Trani disporrà quasi certamente la ricostruzione multimediale dell'incidente ferroviario. I magistrati stanno invece valutando se chiedere al gip l'esperimento giudiziale per ricostruire "dal vivo" le fasi e le modalità dello scontro frontale tra i due convogli di Ferrotramviaria. L'esperimento giudiziale consiste nella osservazione sperimentale di quanto accaduto attraverso la riproduzione dei fatti e la ripetizione simulata delle sue modalità di svolgimento.
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